CARMAGNOLA – La stagione degli «Aperilibro» è ripartita con «Vittoria»: il riscatto al femminile raccontato da Barbara Fiorio
CARMAGNOLA – Qualcuno disse che la vita comincia a quarant’anni. Ma tutti gli altri ne farebbero volentieri a meno. Soprattutto ne farebbe a meno “Vittoria” la protagonista del libro omonimo di Barbara Fiorio che, con molto senso dell’ironia e spiccata visione teatrale, racconta le vicende di una quarantenne che quando viene lasciata dal fidanzato, scoprendo attraverso le pagine di Facebook del profilo del fidanzato di aver vissuto tre anni e mezzo della sua vita a fianco di un personaggio che si propone in modo narcisista, seduttivo e soprattutto pavoneggiante, diverso da quello che credeva di avere come compagno. Il libro racconta, inoltre, nella sua fase inziale, il malessere di mezza età e del rapporto sentimentale che appassisce, si ritrova senza lavoro, perché, come dice il saggio, e come spesso capita nella vita, le disgrazie non vengono mai sole. Stimolata come sempre da Maurizio Liberti, guru del Gruppo di Lettura Carmagnola, questa volta in versione di cartomante, la scrittrice genovese è stata la protagonista del primo incontro autunno-inverno 2018 dell’Aperilibro andato in scena giovedì 30 agosto alla Trattoria della Vigna di Carmagnola. Ed il termine andare in scena è stato particolarmente aderente in quanto Barbara Fiorio vanta una innata passione per il teatro instillatale dalla madre all’età di quattro anni, che l’ha portata a vivere dietro le quinte l’esperienza della recitazione. E poiché nel libro Vittoria, dopo le umiliazioni dei colloqui presso le agenzie interinali, le lunghe liste in cui si segna cosa non avrebbe fatto mai più (“lavare dodici paia di calzini la settimana per un uomo” oppure fingere di ascoltare estasiata le canzoni di Claudio Baglioni, mentre lei sballa per gli AC/DC) si reinventa, quasi per caso la professione della csrtomante, anzi della foto-cartomante, la serata è vissuta sul pescaggio di una serie delle carte da un mazzo di tarocchi opportunamente “taroccato” da Maurizio Liberti. E così veniamo a scoprire una Vittoria che dopo essersi pianta addosso per l’abbandono da parte di Federico con cui aveva convissuto per tre anni e mezzo e soprattutto con cui credeva di avere trovato l’amore definitivo, riprende con determinazione a vivere e a lottare grazie anche al sostegno di un gruppo di amici, in cui spicca Alice “tric-tric” (“tric-tric e la cosa è fatta” è il suo motto), l’amica che con leggerezza sostanziosa le offre cioccolatini al pistacchio, condivide sul divano con Vittoria le infinite serie televisive (di cui la stessa Barbara Fiorio è grande consumatrice), ma soprattutto crea la magia di affrontare e risolvere le situazioni più pesanti e controverse con la leggiadria di chi sa superare tutto con il sorriso sulle labbra e solida determinazione. E da queste persone, che regalano alla protagonista una seduta con una cartomante nonostante Vittoria non abbia alcuna fiducia nel divinatorio (pagine gustosissime con la cartomante rappresentata come massaia con figlio piccolo dotato di triciclo e marito diplomato, che arrotonda le entrate di famiglia facendo le carte e promettendo eterna felicità ed eterno amore a chi proprio non ne ha e ci crede ancora meno), scopre che le sue capacità di osservazione possono essere messe a frutto e dare sostegno a chi si rivolge alle cartomanti per avere un incoraggiamento per affrontare la vita che sempre rosea non è. Ed ecco nascere una nuova scienza del mondo dell’occulto, la foto-manzia, ovvero la previsione del futuro attraverso l’arte fotografica, modalità che permette a Vittoria di mettere a punto la notevole esperienza vissuta dalla donna in vent’anni di professione; che Barbara Fiorio conosce e descrive perfettamente avendo seguito e spesso accompagnato la carriera della fotografa amica Sara Lando, ritrattista di volti e corpi dal ghetto della vita. Un libro quindi che è un inno alla vita, alla rinascita e all’amicizia. Duecento settanta pagine da leggere tutte d’un fiato, facendosi coinvolgere da una parola che attira l’altra. Un libro in cui non poteva mancare l’amico di sempre: il gatto, con la protagonista preoccupata di non avere più i soldi necessari per comprargli le crocchette, visto che quella era una delle voci nella lista dei lussi cui rinunciare. Un gatto che si chiama “Sugo”, che fa il paio con il micio di Barbara Fiorio, che significativamente si chiama “Brodo”.
Prossimo incontro: 27 settembre con Antonio Tomaini che parlerà del suo libro “Non ti guiderò mai”.
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