VINOVO – Apre la mostra al castello del mondo mitomagico
Giovedì 13 aprile, alle ore 18, nel cortile interno del Castello Della Rovere di Vinovo vengono inaugurate due nuove mostre: una selezione di opere in terracotta del Maestro Mario Zanoni e i Tarocchi delle Grottesche ispirati a 22 acqueforti dell’incisore cinquecentesco Johann Theodor De Bry . L’ambiente espositivo è straordinario: un chiostro verdeggiante sulle cui colonne spiccano, rosso su bianco, le splendide formelle in terracotta applicate agl’inizi del Cinquecento. Fu il cardinale Domenico Della Rovere a commissionare la ristrutturazione dell’antico castello per farne un elegante palazzo in stile rinascimentale. Lo stesso cardinale commissionò, probabilmente ad allievi del Pinturicchio, i magnifici fregi nel Salone d’Onore e le decorazioni a grottesca nel piano superiore, delle quali resta integra la Stanza delle Stagioni, nello stile elegantissimo della Domus Aurea neroniana. Quella tradizione decorativa è ripercorsa, nelle sue evoluzioni storiche, nella straordinaria esposizione allestita al Castello di Vinovo, aperta fino al 14 maggio: Enigmi dipinti. Dalla Domus Aurea di Roma alle grottesche di Vinovo, a cura di Giordano Berti. Un percorso espositivo che si avvale di un coinvolgente allestimento scenografico, firmato dalla designer Letizia Rivetti, e delle videoproiezioni create dal Teatro Carillon di Torino. Alla mostra storica si affiancano, dunque, due mostre collaterali molto diverse, ma entrambe legate alla tradizione delle grottesche. I Tarocchi delle Grottesche, ripropongono il mirabile alfabeto inciso da Johann Theodor De Bry nel 1595. Le tavole, abbellite con vividi colori dalla pittrice milanese Miriam Laffranchi, ci spalancano 22 finestre di un mondo onirico nel quale spiccano personaggi misteriosi circondati da armi, strumenti musicali e attrezzi d’ogni genere, assieme a un variegato campionario animale e vegetale. La coincidenza dell’alfabeto di De Bry con i 22 Arcani dei Tarocchi riafferma, una volta di più, l’universalità di un “gioco” che, da un’epoca all’altra, si apre a suggestioni artistiche sempre nuove, pur conservando intatti i significati più profondi, celati ermeticamente in un groviglio di simboli.
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