COLDIRETTI – Nominato il nuovo presidente di Torino
«In un momento di crisi globale anche il settore agricolo è sotto attacco e dobbiamo difenderlo. La pandemia prima e ora cento giorni di guerra nel cuore dell’Europa stanno condizionando anche l’agricoltura italiana. In agenda ho calendarizzato incontri zonali con gli agricoltori di tutte le zone del torinese. Occorre stare vicino ai soci. Condividere i loro problemi. Maturare insieme proposte in difesa del settore». Queste le parole di Bruno Mecca Cici, appena eletto presidente di Coldiretti Torino. La nomina è arrivata lunedì sera, 6 giugno scorso, durante l’assemblea elettiva, riunita in Sala Londra, al Centro Congressi Lingotto, a Torino. Il mandato dura cinque anni. Il neo presidente succede a Sergio Barone
Bruno Mecca Cici, diplomato, 37 anni. Sposato con Laura, una figlia, Giulia, di 8 anni. Conduce a Leinì un’azienda agricola familiare a indirizzo produttivo cerealicolo-zootecnico. In stalla 180 capi della pregiata razza bovina Piemontese, linea vacca-vitello. Le vacche sono in stabulazione libera, i vitelli all’ingrasso, in posta fissa. Tra le produzioni aziendali i vitelli svezzati, i mangiarin e i vitelloni ingrassati.
«Sono allevatore di Piemontese e conosco bene cosa significa lavorare ogni giorno per contrastare l’inarrestabile aumento delle materie prime senza mai riuscire a recuperare interamente i costi con i ricavi che portiamo a casa con le nostre produzioni – ha aggiunto Mecca Cici -. La prima strada che Coldiretti percorre per contrastare le speculazioni è quella dei contratti di filiera. Abbiamo stretto alleanza con alcuni gruppi industriali e realtà della Gdo. L’obiettivo per noi è semplice: produrre cibo di qualità per i consumatori e recuperare reddito per gli agricoltori, cambiando la suddivisione dei ricavi lungo le filiere, dal campo alla tavola. Quanto sia fondamentale produrre cibo lo abbiamo percepito chiaramente ora che, in Europa, è arrivata la guerra. Su richiesta Coldiretti per rispondere al caro materie prime in Italia sono stati sbloccati 200mila ettari di terreni che erano a riposo. Solo in Piemonte sono oltre 17mila ettari che tornano a produrre».
Condividi