MONCALIERI – La città operaia. Dalla fabbrica alla Resistenza
Moncalieri ha annoverato tra i suoi cittadini oltre 600 partigiani, molti giovani o giovanissimi che sapevano di rischiare la loro vita e di andare incontro alla fame, agli stenti, al freddo, dovendosi guardare dalle spie, dai delatori, rischiando di finire prigionieri dei fascisti e quindi torturati prima di essere uccisi. 51 caddero in combattimento, molti lontano da casa senza più contatti con i parenti. Per capire tali scelte è necessario osservare l’ambiente sociale in cui esse hanno potuto maturare. E’ quello che si propone di scandagliare la mostra che si inaugura sabato 16 ottobre al Giardino delle Rose di Moncalieri (ingresso libero, orario: 10-19,30), dal titolo suggestivo: Moncalieri operaia. Dalla fabbrica alla Resistenza. Promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Moncalieri, è a cura della locale sezione Anpi e dello Spi-Cgil.
“Sono felice che si inauguri la mostra dedicata alla Moncalieri operaia. I miei complimenti all’Anpi per il lavoro di scavo negli archivi, che ha riportato alla luce pezzi essenziali della nostra identità, che sarebbe un errore fatale dimenticare o ritenere superati – commenta l’assessore alla Cultura di Moncalieri Laura Pompeo – Un approfondimentro che figura degnamente accanto alle ricerche curate negli anni da questo Assessorato alla Cultura. Penso tra i tanti esempi al libro che ricostruisce documentalmente e con immagini la nascita e lo sviluppo di Borgo San Pietro, ma anche al libro di interviste da noi curate a diverse figure imprenditoriali moncalieresi di spicco”.
“L’insediamento di opifici industriali già dalla seconda metà dell’Ottocento ha comportato lo spostamento di larghi strati di popolazione dalla campagna in città, con un fermento culturale nuovo – illustra il presidente Anpi Mario Bauducco – La necessità di organizzarsi per far fronte ai problemi creati dall’assenza di misure previdenziali o di assistenza che garantissero la sopravvivenza in caso di malattia, infortunio, vecchiaia, comporta la creazione di organizzazioni, società di mutuo soccorso, terreno di cultura del Movimento operaio. Fu un terreno difficile, tra la diffidenza e la paura delle classi agiate che non volevano accettare che i lavoratori si organizzassero autonomamente, dotandosi di strutture e partiti autonomi”. Le sconfitte, le difficoltà sono state una dura scuola per generazioni di lavoratori anche di fronte a venti anni di fascismo, di indottrinamento ideologico, con la repressione di qualsiasi forma di dissenso o pensiero critico.
La mostra al Giardino delle Rose aggiorna la radiografia della struttura produttiva e industriale del territorio. E rinnova il ricordo di alcune biografie che, in termini di scelte personali, hanno lasciato tracce durature nel tessuto vivo della città: “Molte persone pagarono con il carcere, il confino o l’esilio la coerenza delle scelte fatte – continua Bauducco – E’ nostro preciso dovere tenere viva la memoria dei fatti passati perché ognuno si assuma la responsabilità di scelte consapevoli, di cittadini ben informati”.
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