A «Il Libro del Mercoledì» Enrico Brizzi si mostra sicuro: tornerà “La primavera perfetta”
CARMAGNOLA – Ventisette anni fa aveva letteralmente sconvolto il mondo letterario italiano e non solo. A dimostrazione che la genialità è patrimonio dei giovani, Enrico Brizzi era letteralmente esploso, partendo dal nulla, con il suo “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”. Un quarto di secolo dopo, con la maturità dei quasi cinquant’anni, lo scrittore bolognese dimostra di saperci fare con le parole e, soprattutto, di avere ancora molte storie da raccontare, molti personaggi da dipingere, personaggi che non sono buoni o cattivi ma semplicemente umani; situazioni sulle quali riflettere.
Protagonista della fresca serata carmagnolese di inizio luglio, Brizzi non ha paura di “spoilerare” il suo ultimo libro “La primavera perfetta” (HarperCollins Italia, 336 pagine, in libreria dall’8 aprile 2021; €19,50) anche perché non è solo la storia a dare spessore al libro, ma sono le pennellate con cui vengono dipinti i protagonisti (Luca e suo fratello Olli, campione di ciclismo, e ancora un genitore invadente, una moglie bellissima) e soprattutto i rapporti fra loro e con loro stessi.
Brizzi percorre le pagine del libro davanti a un pubblico molto attento e partecipe. Passa dall’autunno che precede la caduta, all’inverno che più gelido non può essere, all’ottimismo della nuova primavera. Parla con leggerezza e senso dell’ironia, come sono le pagine del libro, inserendo aneddoti di vita, da quando liceale scriveva (e raccontava bugie) per fare colpo sulla ragazzina dei suoi sogni; ai giorni nostri, quando finito di scrivere e spento il computer, parte a piedi zaino in spalla e va da Canterbury a Roma come i pellegrini dell’anno Mille, o da Predoi (punto più a nord dell’Italia, in provincia di Bolzano) sino a Capo Passero (Siracusa) altra estremità della Penisola per raccontare l’Italia nel centocinquantesimo anniversario della sua unificazione. Insomma, Jack Frusciante è cresciuto, ma rimane ancora e sempre il ragazzino che racconta bugie, amante dei gruppi punk-rock, della bicicletta, del silenzio della campagna. E dell’amore.
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È stato un sasso nello stagno. Una bomba nel panorama sonnolento dell’editoria italiana degli anni Novanta. “Jack Frusciante uscito dal gruppo” aveva posto sotto i riflettori quel disagio giovanile della classe media, fatta di bravi liceali diligenti che improvvisamente bravi e diligenti non lo sono più. Ventisette anni dopo Enrico Brizzi racconta una nuova storia che potrebbe essere il sequel di quella dell’Alex di fine millennio; cresciuto, diventato manager di successo, in giacca e cravatta in una Milano che non ha amici, rientrato in quel gruppo dal quale aveva lottato per uscirne liberandosi da convenzioni e stereotipi. Il Luca del Terzo Millennio ha ancora un fratello più piccolo (Olli, campione di ciclismo quale lui non è), oggi determinante per la struttura del racconto; Aidi (l’amore di Alex di un quarto si secolo prima) probabilmente non è tornata dall’America, ma lui ha al suo fianco una donna bellissima, Emma, affascinante, famosa e che lo riempie di orgogliosa soddisfazione. È questo il quadro iniziale di “La primavera perfetta” che Enrico Brizzi ha presentato mercoledì 7 luglio al “Libro del Mercoledì” organizzato dal Gruppo di Lettura Carmagnola, guidato da Maurizio Liberti.
“Brizzi respira con la naturalezza con cui scrive e viceversa”. Così lo ha descritto Sergio Pent su TuttoLibri. E ha ragione. Brizzi è naturale e fluido come un respiro che una parola dopo l’altra passa di pagina in pagina di “La primavera perfetta” (HarperCollins Italia, 336 pagine, in libreria dall’8 aprile 2021; €19,50), ultima fatica dell’autore bolognese, che descrive la caduta (autunno), la desolazione, lo stordimento e lo sfacelo (inverno) e la rinascita della primavera, che è sicuramente perfetta.
Enrico Brizzi, però, non è solo un autore capace trovare le parole giuste per descrivere storie che entrano in profondità, ma è anche un fine narratore delle cose di vita, della sua vita in particolare. A cominciare da quando diciasettenne era lo studente alternativo al grigiore del Liceo e produceva una fanzine che andava contro il luogo comune de “i professori sono buoni e santi, e il preside è pure bello”. E come spesso accade a quell’età è la ragazzina dagli occhi dolci (Aidi?) che ci fa battere il cuore per cui si è disposti a fare qualsiasi cosa. Cominciando nel modo più facile scrivendole messaggi e lettere, e quando lei dice che si è bravi a scrivere, il salto di qualità e iniziare redigere racconti fino a contrabbandare una versione cartacea di Blade Runner (film cult dell’epoca, ma non visto dall’amata in questione) come idea propria. Brizzi racconta a una platea attenta e divertita come da quella enorme e incredibile bugia (veramente incredibile, solo la ragazzina amata non aveva visto Blade Runner, tutti gli altri lo hanno sgamato subito) sia nato il suo primo libro e sia iniziata la sua carriera di scrittore. Ma oltre a raccontare le avventure del giovane Brizzi, lo scrittore parla anche del suo amore per i viaggi a piedi, viaggi chilometrici che lo hanno portato da Canterbury a Roma sulle orme di Sigerick di Canterbury che poco prima dell’anno Mille percorse la via Francigena per recarsi a Roma per ricevere l’investitura ad arcivescovo. E ognuno dei mille viaggi di Brizzi, tutti documentati in reportage giornalistici, è uno spaziare in terre silenziose, locande di provincia e piccoli borghi, raccontato sia per iscritto sui giornali, sia a voce dal palco del Cortile del Municipio di Carmagnola, con la stessa capacità coinvolgente che ha portato gli appassionati bibliofili non solo carmagnolesi a sentirlo. Per fare poi un breve excursus sugli altri libri di Brizzi, fra i quali “Bastogne” e “L’inattesa piega degli eventi”, romanzo ucronico ambientato nel 1960 che ha talmente sedotto un gruppo di ragazzi da unirsi in un Fans Club di Brizzi e giocare regolarmente a fantacalcio adottando le squadre dell’Africa Orientale protagoniste del romanzo. Insomma un Brizzi che non si smentisce; e non è poi così cambiato dall’Alex del 1994, diventando Luca, e che pur non avendo ritrovato Aidi sa che nel suo percorso ci sarà Emma, e un altro amore ancora; che non ha perso il suo ottimismo perché la primavera perfetta torna, continuando a pedalare duro come Girardengo (la bicicletta è la protagonista motoria sia di “Jack Frusciante”, che de “La Primavera perfetta”) o a camminare zaino in spalla in giro per il mondo. Perché gli anni gli hanno insegnato che solo la fatica e la determinazione a non arrendersi ci fanno arrivare alla fine del viaggio, diversi da chi eravamo alla partenza. Sicuramente migliori.
Nei prossimi appuntamenti saliranno sul palcoscenico del cortile del Castello (Via Silvio Pellico):
Mercoledì 14 luglio – Michele Riefoli – Rivoluzione integrale
Mercoledì 21 luglio – Filippo Nassetti – Molte aquile ho visto in volo
Mercoledì 28 luglio – Andrea Panciroli – 2K10, l’anno zero dei social
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