A “I libri del Mercoledì”, Fabio Cantelli, racconta l’amore e la durezza di San Patrignano
CARMAGNOLA – Le parole hanno un peso. E anche i silenzi, forse ancora di più. Lo sa bene Fabio Cantelli Anibaldi che prima di iniziare un discorso si prende quei pochi attimi per poi parlare. Silenzi che riempiono il vuoto ricco di pensieri che permea il cortile del Castello di Carmagnola. Scrittore, ma soprattutto filosofo, Fabio Cantelli intrattiene il numeroso pubblico in una serata fredda come solo le sere di inizio estate sono essere, per il quarto appuntamento de “I libri del Mercoledì” serie di appuntamenti letterari organizzato dal Gruppo di Lettura Carmagnola.
Cantelli non ha la forza torrentizia con cui aveva travolto i presenti Massimo Temporelli, precedente ospite; il suo sembra un piccolo rivolo che scorre fra le rocce di montagna. Ma affascina, o forse costringe a quel pensiero silenzioso che è proprio ciò che si aspettava la platea, rimasta in rispettoso silenzio per oltre due ore, oltre il tempo normalmente canonico previsto per questi incontri. Anche perché l’argomento trattato da Cantelli è impattante per chi ne viene a contatto: la droga.
Autore del libro “SanPa, madre amorosa e crudele” (Scrittori Giunti) Cantelli non si presenta sul palco come il “maestro” che ha le ricette per risolvere il problema, ma semplicemente racconta la sua storia, una storia di contatto con la tossico-dipendenza durata praticamente tutta la vita. Dall’età di 18 anni quando si “fece” per la prima volta di eroina, ai giorni nostri impegnato nel Gruppo Abele di Don Ciotti e fino alla sua chiusura due anni fa come redattore di “NarcoMafie”. Soprattutto Cantelli sottolinea come al giorno d’oggi la droga sia stata “sdoganata” dalla società e dai media quasi non fosse più un problema. “Ho fatto un conto. Quando mi drogavo io dovevo procurarmi 100mila lire al giorno, che corrispondono a circa 250€ odierni. Una bella cifra. Per racimolare la quale il drogato è costretto a fare di tutto. Scippi, furti, rapine, prostituzione. Il drogato era un problema sociale perché disturbava la comunità. Recentemente ho scoperto che una dose di eroina costa 5€, prezzo assolutamente abbordabile, che non costringe più il tossico a delinquere come ai miei tempi. Ciò significa che il problema ha un minore impatto sulla società. Disturba meno, diventa trasparente. Anche l’impatto delle malattie è oggi inferiore rispetto ad allora perché c’è meno circolazione di siringhe”.
Cantelli smonta immediatamente questo quadro “idilliaco”.
“Pensate alle famiglie che debbono affrontare questo problema; che oggi si trovano senza supporti e senza appoggi dalla società. È stata bravissima la mafia a decolorare il problema. Riuscendo ugualmente a mantenere inalterati i suoi fatturati e i suoi guadagni. Facendo scendere il prezzo ha allargato esponenzialmente il suo bacino di clienti, proprio come una catena della grande distribuzione che abbassa i prezzi per attirare più clienti nel suo supermercato”.
Sconvolgente.
In un silenzio religioso, Fabio Cantelli, parla delle sue esperienze, del suo rapporto con Vincenzo Muccioli, il fondatore della comunità di San Patrignano, di cui è stato capo ufficio stampa dal 1992 al 1995. Un rapporto che lui definisce di “amoroso conflitto”, ma di grande stima per una persona che ha rivoluzionato il mondo delle comunità per tossico dipendenti, con tutti i pregi e difetti della gente di Romagna, sanguigna, impulsiva, generosa. “Muccioli era una persona meravigliosa, cui ha nuociuto il fatto di essere cresciuto troppo, non riuscendo più a seguire in prima persona tutti gli aspetti della comunità di San Patrignano”. Cantelli non condanna e non assolve Muccioli dalle accuse di violenza che gli furono addossate e soprattutto per essere rimasto all’oscuro (come affermò inizialmente Muccioli) dell’omicidio avvenuto nella comunità nel 1989. “Vincenzo ormai era costantemente impegnato nelle relazioni con il mondo della politica e della finanza che transitavano quotidianamente a San Patrignano, cresciuta in modo esponenziale rispetto al giorno della sua fondazione nel 1978” afferma Cantelli.
La morte di Muccioli (19 settembre 1995) allontana Cantelli dalla comunità romagnola, portandolo a Torino all’incontro con Don Ciotti e il suo Gruppo Abele. Ma prima di lasciare Rimini, Cantelli mette su carta la sua storia, che scrive di notte nel chiuso del suo ufficio a San Patrignano. Un amico fa leggere il dattiloscritto a un piccolo editore di Rimini che lo trova estremamente interessante; che, però, con grande modestia e senso della realtà, afferma di essere troppo piccolo per un volume del genere, ma si offre di portarlo alle “grandi case editrici milanesi”. In un tourbillon di momenti, l’opera di Cantelli trova ospitalità nel catalogo di una della maggior case editrici nazionali, che addirittura salta la solita trafila e si offre di pubblicarlo nel volgere di poche settimane.
“L’offerta era stampare venticinque mila copie con un anticipo di cinque milioni di lire sui diritti d’autore, una cifra molto alta e molto importante per me che uscivo da San Patrignano senza un soldo e arrivavo a Torino senza un lavoro”. Tutto a posto verso il lieto fine?
Ma nemmeno per idea.
Quando Cantelli sta per recarsi a Milano per firmare il contratto il suo tramite (definirlo agente è riduttivo, forse sarebbe giusto chiamarlo mecenate) gli comunica di una secca marcia indietro, senza spiegazioni, dal gruppo editoriale.
“Forse avevano subito pressioni, sicuramente il libro non piaceva ai nuovi vertici di San Patrignano” afferma Cantelli. Il suo mecenate, però, non si arrende, e riesce a trovare in Frassinelli l’editore disposto a pubblicare “La quiete sotto la pelle”.
“Per me fu un colpo scoprire un mese dopo che Frassinelli era stata acquistata dal grande editore, ma ormai avevo firmato il contratto e il libro fu stampato e distribuito”. Non fu un grande successo e fu ritirato dopo poco tempo.
Quasi un quarto di secolo dopo Cantelli riceve una telefonata da Carlo Gabardini (Olmo di CameraCafé per intenderci) che dice di aver trovato il libro su una bancarella a Rimini e gli chiede se è disponibile a concedere un’intervista:
“Su quale argomento?” chiede dubbioso Cantelli.
“Ma sul tuo libro” è la risposta ovvia di Gabardini.
Cantelli acconsente, ricorda poco o nulla di quanto lui stesso ha scritto troppo tempo prima, e si mette immediatamente alla ricerca di una copia del libro (la sua unica copia è in prestito da anni a un’amica, al momento irraggiungibile) e finalmente lo trova e si dedica alla sua lettura in una notte, prima di recarsi a Rimini per l’intervista.
“Ho ritrovato le stesse emozioni di quando l’avevo scritto. Dal 1995 al momento in cui lo stavo leggendo non era cambiato nulla e provavo la stessa commozione di un tempo” afferma Cantelli che dopo quell’intervista viene chiamato da Net Flix per essere protagonista del Docuflim “SanPa: Luci e tenebre a San Patrignano”, cinque puntate che vanno in onda dal 30 dicembre 2020. E poi la riedizione del libro, che cambia titolo e diventa: “SanPa, madre amorosa e crudele”.
“Rispetto a libro originario non ho cambiato una virgola. Anzi, ho cambiato due aggettivi e mi sono fermato lì, perché un quarto di secolo dopo è attuale adesso come allora” afferma Cantelli chiudendo la serata dopo la serie di domande, necessariamente breve, perché i rintocchi della mezzanotte si stavano avvicinando, anche se la platea sarebbe rimasta a dialogare con Cantelli fino al sorgere dell’alba.
E anche oltre.
Nei prossimi appuntamenti saliranno sul palcoscenico del cortile del Castello (Via Silvio Pellico):
Mercoledì 30 giugno – Andrea Colamedici e Maura Gancitano – Prendila con filosofia (manuale di fioritura personale)
Mercoledì 7 luglio – Enrico Brizzi – La primavera perfetta
Mercoledì 14 luglio – Michele Riefoli – Rivoluzione integrale
Mercoledì 21 luglio – Filippo Nassetti – Molte aquile ho visto in volo
Mercoledì 28 luglio – Andrea Panciroli – 2K10, l’anno zero dei social
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