Al «Libro del Mercoledì» Margherita Oggero ci fa riflettere sull’ultima volta che….
CARMAGNOLA – Quando è stata l’ultima volta che…? È il gioco di società che propone Sheila, uno dei personaggi protagonisti dell’ultima fatica letteraria di Margherita Oggero, ospite ieri sera, mercoledì 26 maggio nel Cortile del Comune di Carmagnola della rassegna letteraria “I libri del Mercoledì” organizzata dal Gruppo di Lettura Carmagnola.
Giovanile e spigliata, a dispetto della sua ottuogenarietà, ironica e affascinante nel proporsi, la scrittrice torinese ha dedicato molto spazio ai racconti di vita vissuta, senza cadere nell’autobiografia che non ama, e alle riflessioni (“lo sapete che in nessun dialetto italiano c’è la frase ‘Ti amo’ mentre tutti hanno un modo per dire ‘ti voglio bene’ a significare che nel tempo i sentimenti si evolvono”) sempre raccontate con leggerezza.
Il tutto prendendo spunto da vari momenti del suo libro “Il gioco delle ultime volte” in cui una quindicina, anzi di più personaggi, incrociano le loro vite partendo dal momento in cui Ale, la ragazza bellissima che fa da incipit del racconto, compie un gesto inconsulto che traumatizza la mente e ancor di più l’animo di Nicola, esperto medico cinquantenne del Pronto Soccorso, colpito che tanta bellezza possa sfiorire così repentinamente. E con Nicola entrano in scena gli altri sette personaggi centrali, riuniti per un fine settimana a Chamoix, una piccola località della Valle d’Aosta di 110 abitanti a quasi 2000 metri di altitudine raggiungibile solo con la funivia. Una riunione voluta da Federico, un imprenditore immobiliare che ha interesse a coccolare Matteo, un suo nuovo e ricco cliente appena rientrato dagli Stati Uniti, mettendolo in contatto con personaggi che potrebbero tornargli utili nel futuro e le loro mogli.
E i personaggi non sono certo quelli che sembrerebbero a prima vista, a cominciare da Teresa, la moglie di Nicola, dolorante per il fatto che Andrea, il loro figlio studente universitario all’estero, riversi tutto il suo affetto e le attenzioni solo verso il padre. A Sheila, la giovane accompagnatrice di Matteo, che non è la sua amante (quindi niente letto matrimoniale come pianificato da Arianna, la padrona di casa) ma la figlia del suo socio americano. Quindi l’altra coppia Pietro e Giuliana, il tramviere Alfredo, sconvolto dall’incidente in cui è coinvolta Ale, che annega il trauma in qualche bicchiere di piemontesissimo grigio-verde (grappa e menta, come ha spiegato alla platea Margherita Oggero) dopo decenni di assoluta lontananza dall’alcol per non compromettere il suo lavoro. Passando rapidamente da un quadro all’altro (paragrafi molto brevi con secchi cambi di tono che danno ritmo a passo di bersagliere all’evolversi della situazione), Margherita Oggero dipinge con rapide pennellate gli stati d’animo e i pensieri concentrandosi soprattutto sul rapporto fra Nicola e Matteo, inseparabili amici alla scuola superiori al punto che vengono definiti i Dioscuri, perché belli affascinanti e inseparabili come Eurialo e Niso, che in un momento della loro vita vedono separata traumaticamente la loro esistenza dal tradimento.
Margherita Oggero non si lascia certo andare a giudizi morali; lo dice lei stessa durante la serata, in cui si definisce un’ascoltatrice affascinata dai dialoghi della gente che incontra, anche solo casualmente nel suo percorso. I suoi personaggi, infatti, non sono né buoni né cattivi, sono più o meno solidi, a cominciare da Arianna, figlia di borgata che ha saputo con l’impegno e la determinazione conquistarsi un posto nella Torino Bene a fianco del marito che nel momento della difficoltà capisce quanto sia importante avere al suo fianco una donna di simile statura. A Teresa, moglie appassita giorno dopo giorno nell’animo, sofferente per un tradimento che l’ha travolta (quasi come un tram), ma che riesce a stare a fianco del suo difficile e taciturno Nicola anche quando lo vede intoccabile e lontano; e lo stesso Nicola, che un peccato di tradimento senza sentimento lo ha commesso pure lui, quasi senza accorgersene, trascinato dal destino di un momento. E soprattutto Matteo, sparito dall’orizzonte di Nicola per trent’anni, che ricompare improvvisamente nell’ambito dell’amico medico, un Matteo che deve faticare a spiegare il suo gesto. E ci riesce, complice la notte insonne in uno chalet con l’impianto di riscaldamento in panne e una sana bottiglia di Lagavulin (una delle poche concessioni all’esterofilia imperante del momento, del tutto assente nello scritto della Oggero). Un libro fortunatamente molto sottile, appena 150 pagine. Fortunatamente perché pur con il suo tema che potrebbe cadere in pietismi e tristezze da feuilleton ottocentesco sui buoni sentimenti scorre invece pagina dopo pagina a una velocità incredibile, costringendo il lettore a non fermarsi alla fine di un paragrafo perché gli occhi sono balzati alla prima riga di quello successivo. Fino a quando si arriva alla parola fine, aprendo nuove possibilità di sviluppo alla storia (che l’autrice lascia alla fantasia del lettore), improntate però all’ottimismo, non da romanzo rosa, ma quello solido di persone che dalla vita sono state provate e colpite, che hanno combattuto e combatteranno per una realtà più serena.
Un libro che scorre via veloce grazie alla prosa senza fronzoli della Oggero (“non mi spiace descrive i paesaggi” ha sottolineato nel corso della serata, dialogando con Maurizio Liberti e Alessia Respighi. “Ci sono autori che aggiungono pagine e pagine di descrizioni paesaggistiche per aumentare smisuratamente le pagine del libro e fare vedere che hanno compiuto un gran lavoro”) che stupisce quanto sappia mescolare la buona prosa intercalata dal linguaggio quotidiano usato dai ragazzi di oggi, i millenial, come dimostrata ampiamente quando parlano Roby, il fidanzato di Ale, e la sua amica Marika. “Li osservo e li sto a sentire quando viaggio in tram cercando di far mio il loro modo di esprimersi” racconta l’ascoltatrice Margerita Oggero, che immediatamente dopo si trasforma in dialoghista (“avessi quarant’anni in meno i mi trasferirei a Hollywood, per scrivere i dialoghi e solo i dialoghi dei film”) per proporci il suo libro, che scorre via veloce, più dei giorni della vita che quotidianamente viviamo che a volte ci chiede: “Quando è stata l’ultima volta che….?”
Nei prossimi appuntamenti saliranno sul palcoscenico del cortile del Castello (Via Silvio Pellico):
Mercoledì 2 giugno – Festa della Repubblica
Mercoledì 9 giugno – Letti di notte
Mercoledì 16 giugno – Massimo Temporelli – F***ing Genius
Mercoledì 23 giugno – Fabio Cantelli Anibaldi – Sanpa, madre amorosa e crudele
Mercoledì 30 giugno – Andrea Colamedici e Maura Gancitano – Prendila con filosofia (manuale di fioritura personale)
Mercoledì 7 luglio – Enrico Brizzi – La primavera perfetta
Mercoledì 14 luglio – Michele Riefoli – Rivoluzione integrale
Mercoledì 21 luglio – Filippo Nassetti – Molte aquile ho visto in volo
Mercoledì 28 luglio – Andrea Panciroli – 2K10, l’anno zero dei social
Per informazione e prenotazione dei posti a sedere: 392 593 8504
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