LAVORO – La Cgil di Moncalieri: “Ripresa manifattura a basso regime”
Nel territorio della Zona Sud dell’Area Metropolitana la ripartenza della fase 2 nel manifatturiero sta avvenendo con i motori a basso regime, non per i problemi legati alla sicurezza e alle nuove condizioni di lavoro, bensì alla sofferenza del mercato globale. Vi è anche un particolare condizionamento nel settore dell’automotive dettato dai tempi di riapertura di FCA prevista per agosto, in virtù pure dei tanto contestati 6,5 miliardi di prestiti bancari garantiti dallo stato, che avranno per questo territorio una ricaduta importante. Molte aziende dell’indotto auto sono ancora in cassa integrazione che viene sospesa solo quando arrivano degli ordini dall’estero o dagli altri committenti nazionali. Altre aziende del manifatturiero riescono a produrre a pieno regime o quasi perché legate a settori non propriamente in crisi, come tutto l’indotto delle produzioni legate al settore sanitario.
Le prime 9 settimane di cassa integrazione sono state ormai usate dalle imprese. Adesso le aziende iniziano ad attecchire dalle prime 5 settimane previste dal DL Rilancio. Permangono i problemi di lentezza dei pagamenti diretti da parte dell’INPS sia della CIG ordinaria che della cassa in deroga. Solo ultimamente molti lavoratori iniziano a vedere arrivare i bonifici per la CIG di aprile mentre per la Cassa in deroga la maggioranza sta ancora aspettando. In Piemonte su 845 lavoratori soggetti ai diversi ammortizzatori sociali, 222 mila hanno avuto il pagamento diretto, di questi 75 mila non sono stati ancora pagati, 40 mila ca. nella provincia di Torino. Consideriamo che i settori che vi hanno fatto più ricorso sono quelli più in sofferenza: le piccole aziende del commercio, il turismo e la ristorazione. Ben più che il manifatturiero.
“ Cinque settimane di cassa integrazione fino ad agosto non basteranno per una parte delle aziende, specie nell’automotive. Malgrado l’enorme mobilitazione di capitali fatta verso le imprese dal governo, non c’è ancora una vera ripartenza. Il mercato globale è bloccato dalle guerre commerciali, dalla crisi americana e dagli effetti economici della pandemia. In un quadro così difficile, prima di chiedere la libertà di licenziamento, come fa Gallina dell’Unione Industriale, bisognerebbe rinnovare gli impianti obsoleti, potenziare il digitale, aumentare la ricerca e lo sviluppo. Su questo punto le nostre imprese sono molto indietro ai tedeschi e francesi. Non puoi dettare l’agenda se non sei il primo della classe. Invece di usare i ricatti per abbassare i salari e avere altri soldi senza condizioni dai fondi UE, dovrebbero accettare il confronto con le altre parti sociali, specie il sindacato. Giusto per stemperare certi bollori” commenta Marco Prina della Cgil Moncalieri
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