Delitti a Carmagnola nelle pagine dei romanzi presentati agli “Aperilibro”
CARMAGNOLA – Ma dove sarà mai questa tenuta “Le Margherite” con il suo castello? Il lettore carmagnolese de “Il paradosso di Napoleone”, ultima fatica di Carlo de Filippis, prima ancora di chiedersi chi è l’assassino, si chiede dove sia questa tenuta, che tanto fantomatica non è visto che è così somigliante a tante tenute, con le loro torri e le loro cappelle, adagiate nella campagna che circonda Carmagnola. Ed è stata proprio la domanda più assillante rivolta allo scrittore torinese (che vive a Chieri) nel corso della serata di giovedì scorso, 25 gennaio, al tradizionale aperilibro alla Trattoria della Cascina Vigna di Carmagnola.
Bravo con le parole nel libro, abile ed ironico nelle risposte de Filippis ha sviato nel migliore dei modi tutte le domande che gli sono state rivolte, riuscendo però a stimolare la voglia di lettura di questa storia che ha per iniziale protagonista un pittore, Pierluigi Paternostro, dal passato hippie fra amore libero e spinelli (probabilmente anche qualcosa di più), divenuto una delle grandi firme della pittura mondiale, ricco e rispettato anche dai carmagnolesi, che cambiano opinione su di lui dopo che ha promesso un lascito di quadri per un museo da realizzare a Carmagnola.
Ma il vero protagonista è il commissario Totò Vivacqua, un siciliano che ha iniziato la carriera a Bergamo e che, trasferito a Torino, si innamora della città subalpina al punto che non cambierebbe città per tutto l’oro del mondo. Un commissario sui generis proprio perché è una persona normale, solare e non un personaggio tenebroso angosciato da un passato da tossico dipendente o angosciato da una famiglia allo sfascio, come in molti romanzi in cui si tenta di dare spessore a personaggi che spessore non hanno. Vivacqua ha una moglie, due figli e un cane, come migliaia di famiglie; è innamorato di Assunta, ricambiato, e nelle dispute in famiglia soccombe con eleganza e intelligenza uscendone vincitore alla distanza. Sul lavoro è un duro e sa farsi rispettare senza aver bisogno di mostrare i muscoli e la pistola, senza esibire un’intelligenza fuori dal comune, ma tanto buon senso, riuscendo a farsi amare dalla sua squadra, anche se le divergenze di opinione sono all’ordine del giorno.
“Il paradosso di Napoleone” è un libro che scorre veloce, le pagine ti prendono e ti conquistano, portando il lettore nei quartieri di Torino con le sue pasticcerie (deliziosa, oltre che appetitosa la descrizione gustativa di un dolce consumato da uno dei personaggi in Piazza Bodoni), con i suoi corsi e le volanti che percorrono Corso Francia a sirene spiegate accendendo ricordi che riportano all’infanzia di de Filippis, nato e cresciuto proprio in quel quartiere torinese. Il serial killer c’è, ed è animalesco e contorto come tutti i serial killer, ma credibile quanto può esserlo uno psicopatico anche nella realtà ed ha delle motivazioni che alla fine convincono anche il lettore più diffidente. E cosa c’entra il paradosso di Napoleone, visto che il romanzo è ambientato proprio ai giorni nostri? Una rapida e succinta descrizione delle battaglie di Marengo (1800) e di Waterloo (1815) spiega come il destino…..Prossimo appuntamento giovedì 22 febbraio alla trattoria della Vigna di via San Francesco di Sales. Info e prenotazioni 392.59.385.04.[masterslider id=”14″]
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