COLDIRETTI – Un cambio di rotta per valorizzare il latte piemontese
Nei giorni scorsi si è riunito in Regione Piemonte il tavolo latte chiesto da Coldiretti Piemonte per un aggiornamento sulla filiera lattiero-casearia e per compiere le opportune valutazioni alla luce dell’attuale andamento di mercato.
Fabrizio Galliati presidente di Coldiretti Torino, la riunione, svolta in assessorato Agricoltura, la sintetizza così: «Abbiamo ritenuto opportuno chiedere la convocazione di questo tavolo durante il quale la parte industriale – ancora una volta – ha dimostrato di non volere investire concretamente sulla qualità del settore lattiero-caseario in Piemonte. Al mondo industriale della nostra regione, rappresentato dal presidente Biraghi, abbiamo fatto presente che la qualità costa e va giustamente remunerata agli allevatori. A tal proposito, abbiamo proposto di uniformare la tabella qualità, metodo attraverso cui viene valorizzato il latte: il fatto che l’industria non abbia accettato questa modifica significa che non ha effettivamente intenzione di riconoscere agli allevatori un giusto prezzo».
«E’ il caso di ricordare che la nostra regione è tra le prime, a livello nazionale, per la produzione di latte, pari a 10 milioni di quintali annui, con 2000 aziende produttrici e 51 specialità di formaggi. Dagli allevamenti della provincia di Torino arriva un terzo del latte prodotto in tutto il Piemonte», specifica Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino.
Fabrizio Galliati, chiude così: «Considerata l’importanza del comparto, è auspicabile che l’industria la smetta di speculare al ribasso sul prezzo del latte alla stalla, mettendo così in crisi le imprese agricole, oltre a creare confusione all’opinione pubblica, bensì si dimostri, al contrario di quanto sta facendo ora, disponibile ad accettare accordi di filiera che possano dare impulso all’economia degli allevamenti con ricadute positive per l’intero nostro territorio. Infine, a proposito del marchio Piemunto è opportuno ricordare, come abbiamo fatto presente al tavolo, che ogni certificazione è condivisibile, a patto che ci sia un’equa ripartizione del valore tra tutti gli attori della filiera».
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