AGRICOLTURA – Coldiretti chiede alla Regione di modificare il Piano della qualità dell’aria
Coldiretti chiede alla Regione di modificare il Piano della qualità dell’aria e quindi il Piano stralcio che riguarda il settore agricolo.
«Il Piano stralcio – rileva il vice presidente di Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia, Bruno Mecca Cici – contiene misure totalmente inattuabili e utili solo a creare conflitti sociali ed ecomostri nelle nostre campagne. Queste misure, se confermate, avrebbero il solo effetto di distruggere il comparto zootecnico piemontese, uno dei più importanti d’Europa e vanto dell’eccellenza agroalimentare e gastronomica italiana. Se è questo che si vuole si abbia il coraggio di dirlo a viso aperto a tutti gli agricoltori piemontesi».
Delle misure capestro che riguardano l’allevamento si è parlato oggi nel corso dell’audizione da parte della V Commissione del Consiglio regionale che è chiamata a ratificare il Piano della qualità dell’aria (di cui fa parete il Piano stralcio agricoltura) già approvato dalla scorsa Giunta regionale.
Il documento prevede, tra le altre misure, la copertura strutturale di letame entro il 31 dicembre 2025. L’obbligo verrebbe introdotto per bloccare le emissioni di ammoniaca. Su queste strutture esistono molti dubbi circa la reale utilità. Ma, di contro, gli allevatori ne conoscono bene i costi che sono dell’ordine delle centinaia di migliaia di euro.
«È inaccettabile – sottolineano la presidente regionale Cristina Brizzolari e il delegato confederale Bruno Rivarossa – obbligare a investimenti così ingenti gli allevamenti piemontesi in un momento di grande difficoltà per aziende già colpite dalle crisi della Peste suina africana e dall’epidemia di Lingua Blu. Assurdo tecnicamente ed economicamente pensare che entro un anno 9.000 aziende che allevano bovini e suini spendano cifre in grado di metterle in ginocchio per costruire strutture coperte. Questo mentre la ricerca scientifica si sta orientando verso soluzioni meno costose e più efficaci per abbattere l’ammoniaca dai depositi di effluenti. Norme di questo genere sono utili soltanto a infondere nei cittadini l’idea che l’agricoltura sia la causa principale dell’inquinamento dell’aria con quel letame di cui oggi c’è sempre più bisogno per sostituire i concimi chimici. Vogliamo ricordare che nostri campi e i nostri prati, ricchi di biodiversità e pascolo per bovini e insetti impollinatori, esistono grazie al letame».
«In Commissione – ricorda ancora Mecca Cici – si è anche discusso di un altro provvedimento contenuto nel Piano per la qualità dell’aria: l’abbruciamento dei residui colturali per pulire i castagneti dai ricci vuoti. «Stiamo parlando di aree dove l’abbruciamento controllato è anche un atto di prevenzione degli incendi e che serve a distruggere i parassiti presenti nei residui». Sugli abbruciamenti, Coldiretti propone un compromesso: autorizzarli nelle giornate in cui non ci sono restrizioni per la qualità dell’aria. Un sistema “a semaforo” con il verde o il rosso stabiliti, di volta in volta, dall’Arpa, come era stato proposto dalla stessa Regione. Un sistema promesso ma non ancora attuato.
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