SMOG – Coldiretti: ‘L’agricoltura non c’entra, spesso viene invece indicata come responsabile’
Superati i livelli massimi di concentrazione di PM10 nell’aria dell’area metropolitana torinese. Ma l’agricoltura non c’entra.
Dal 1 dicembre e fino al 31 gennaio è, infatti, scattato il divieto assoluto di spandimento dei liquami zootecnici in tutta la provincia di Torino. Dal 15 dicembre e fino al 15 gennaio è entrato anche in vigore il divieto assoluto di spandimento di letame solido, nelle zone vulnerabili ai nitrati, cioè circa la metà della pianura del territorio di pianura del Torinese.
Il divieto di spandimento dei tradizionali concimi naturali (deiezioni bovine) che, in modo naturale, contengono azoto e che, quindi emettono gas di ammoniaca nell’aria, è previsto, da anni, dall’applicazione regionale della Direttiva Europea Nitrati.
Questi divieti vengono adottati in questi mesi invernali che sono caratterizzati da una più alta concentrazione di polveri sottili nell’aria. Negli altri periodi dell’anno, anche l’agricoltura deve rispettare le limitazioni dipendenti dal “semaforo” della qualità dell’aria con i colori stabiliti dall’Arpa in base alle rilevazioni delle centraline per lo smog.
Le micropolveri sono prodotte dall’emissione diretta di particelle incombuste di motori diesel e a scoppio e sono, inoltre, generate da altre fonti di combustione come il riscaldamento e le emissioni industriali. Ma a queste emissioni dirette tradizionali di PM10 e PM2,5, secondo una nuova teoria scientifica, si aggiunge anche il particolato che si crea in alta atmosfera per effetto della presenza di gas di ammoniaca in reazione con le radiazioni solari. Secondo queste nuove tendenze scientifiche, l’agricoltura, contribuisce a circa il 6% della produzione di particolato sottile in Piemonte, proprio attraverso l’utilizzo tradizionale di questi preziosi concimi naturali che, da sempre, vengono sparsi nei terreni per fertilizzarli per farle assorbire dal terreno in vista delle semine primaverili. Il letame e gli escrementi liquidi sono, infatti, ricchi di azoto naturale che è il nutriente fondamentale per la vita di tutte le piante.
«L’agricoltura – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – troppo spesso è indicata come la prima causa del peggioramento della qualità dell’aria e dello smog che colpisce la salute dei cittadini a Torino e nell’area metropolitana. Ma è evidente che non è così. Agli agricoltori è vietato concimare nei periodi in cui si prevede salirà il livello di smog. Un divieto addirittura preventivo che l’agricoltura osserva senza metterlo in discussione. Un provvedimento che, a differenza delle limitazioni del traffico, non ottiene mai deroghe. Non contestiamo limitazioni al nostro lavoro se servono per dare un contributo alla qualità ambientale. Ma non ci stiamo a fare la parte del capro espiatorio. La politica deve assumersi le proprie responsabilità e incidere davvero sulle vere cause dello smog. Siamo stufi di assistere a deroghe per settori che sono davvero responsabili dell’inquinamento dell’aria per poi vedere condannare l’agricoltura all’unanimità solo perché non si ha il coraggio di affrontare le vere cause per motivi di consenso politico».
Ma c’è di più. A partire dal 2026 i depositi di letame dovranno essere coperti. «Le aziende agricole sono chiamate ad affrontare spese enormi per realizzare le coperture richieste dalla Regione Piemonte. La spesa per il sistema piemontese degli allevamenti si aggira sui 400 milioni di euro. Un investimento che per qualunque settore economico sarebbe considerato folle».
Su tutti questi temi, nel mese di gennaio Coldiretti Torino e i Dipartimenti di scienze agrarie e veterinarie dell’Università di Torino organizzano un convegno. Autorevoli relatori spiegheranno come l’allevamento e la concimazione impattano davvero sulla qualità dell’aria e come le nuove tecnologie abbattono l’inquinamento e migliorano l’apporto di sostanza organica rigenerativa per i terreni.
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