VINOVO – Tre mostre al castello fino al 14 maggio
Hanno aperto i battenti a Vinovo, nel Castello della Rovere, due nuove mostre che affiancano l’esposizione dedicate alle grottesche: Enigmi dipinti. Dalla Domus Aurea di Roma alle grottesche di Vinovo, a cura dello storico bolognese Giordano Berti.
Si collega direttamente al tema di “Enigmi dipinti” la serie di 22 tavole intitolata “Tarocco delle Grottesche”, esposta alle pareti del chiostro del Castello. Si tratta del meraviglioso alfabeto inciso da Johann Theodor De Bry nel 1595. Le scene, arricchite dalla pittrice milanese Miriam Laffranchi con colori che esaltano il ricco simbolismo, ci mostrano un mondo onirico nel quale spiccano personaggi misteriosi circondati da armi, strumenti musicali e attrezzi d’ogni genere, assieme a un variegato campionario animale e vegetale. La coincidenza dell’alfabeto di De Bry con i 22 Arcani dei Tarocchi riafferma, una volta di più, l’universalità di un “gioco” che, da un’epoca all’altra, si apre a suggestioni artistiche sempre nuove, pur conservando intatti i significati più profondi, celati ermeticamente in un groviglio di simboli.
La seconda mostra riguarda un geniale artista di Lugo di Romagna, lo scultore di Mario Zanoni, ed è allestita nel giardino interno del castello, al centro dello splendido chiostro le cui colonne sono decorate con elegantissimi fregi in terracotta risalenti agl’inizi del Cinquecento. La mostra di Zanoni consiste in otto terrecotte tratte da due serie molto più corpose, realizzate tra il 1990 e il 2020. Quattro pezzi tratti dal “Divin Bestiario” sono ispirati alla Commedia di Dante. Quattro opere “mitomagiche”, evocavo personaggi tratti dalla mitologia antica.
Il termine “grottesco” applicato alle terrecotte di Zanoni, è certamente riduttivo perché l’arte di questo Maestro va oltre ogni definizione. Zanoni ha in qualche modo cercato di ricreare un mondo onirico, come tanti artisti rinascimentali che si sono dedicati alla pittura “grottesca”, da Raffaello a Giovanni da Udine a Vasari, fino a Heinrich Aldegrever, Cornelis Floris e tanti altri. Anche Zanoni ha meditato sui testi classici e ha scavato nell’animo dei personaggi per dare corpo alle loro tensioni interiori. Ma il “dare corpo” messo in atto dall’artista di Lugo somiglia a un atto demiurgico: modellando la terra ha plasmato nuovi esseri, come gli dei creatori delle antiche narrazioni mitologiche.
Si potrebbe dire che a queste terrecotte manca l’anima, ma c’è una dettaglio che le rende assolutamente affascinanti. Scrive Giordano Berti, curatore della mostra: “Zanoni ha lasciato in ciascun personaggio un vuoto interiore che evoca la presenza invisibile dell’anima. Nella tensione di quei corpi, di quei volt e di quelle mani , intuiamo l’anelito delle anime a fuggire dalla prigione materiale nelle quali sono costrette, per arrivare almeno a percepire un barlume della Prima Luce da cui tutto ebbe inizio.”
Le tre mostre al Castello di Vinovo resteranno aperte fino al 14 maggio.
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