Artigianato: più imprese chiuse che aperte
Torino. Nel primo trimestre 2022 il bilancio è di più aziende artigiane piemontesi chiuse che aperte. Questi gli ultimi dati che emergono dall’analisi sul tasso di crescita realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese, che ha rielaborato i dati Unioncamere ed Infocamere.
Al 31 marzo 2022 in Piemonte si contavano 115.296 micro e piccole imprese artigiane registrate, frutto di 2.697 nuove iscrizioni nel primo trimestre e di 2.887 cessazioni. L’andamento risulta dunque negativo dello -0,17%, con un saldo di -190 unità, un dato, comunque, leggermente in crescita se confrontato al -0,20% con cui si era chiuso il primo trimestre di un anno fa.
A livello provinciale, si registra un calo nel tasso di nati-mortalità delle imprese artigiane nelle province di Alessandria, Biella e Verbano-Cusio-Ossola. Un miglioramento, nonostante il valore rimanga comunque negativo, si vede nella provincia di Cuneo, in quella di Torino (- 0,01% nel 2022 a fronte del – 0,11% del 2021) ed in quella di Novara, mentre il saldo rilevato è positivo nelle province di Asti e Vercelli.
L’andamento nazionale è negativo: nel trimestre gennaio-marzo 2022 l’artigianato italiano ha perso 931 microimprese.
Felici: burocrazia estenuante e fisco eccessivo
“È evidente che la mancanza di una coerente politica industriale e legata alle peculiarità del mercato italiano – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte – non aiuti a creare un terreno già reso arido dalla burocrazia estenuante e dalla fiscalità eccessiva. Come ci si può aspettare che un giovane intraprenda con fiducia in un contesto simile?”.
“Resta inoltre alta l’attenzione sulle ripercussioni della situazione geopolitica attuale – conclude Felici – in particolare sulle difficoltà legate ad approvvigionamenti e rincari di materie prime ed energia”.
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