CARIGNANO – Il Santuario del Valinotto protagonista di “Restauri d’arte”
La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato ad uno dei tesori architettonici della Città di Carignano, la cappella della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, comunemente conosciuta come Santuario del Valinotto.
A Carignano un gioiello dell’architettura sacra del barocco piemontese è tornato all’antico splendore, grazie ad un luminare dell’architettura, all’associazione Progetto Cultura e Turismo e al sostegno finanziario della Compagnia di San Paolo: si tratta della cappella della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, comunemente conosciuta come Santuario del Valinotto. Progettato da Bernardo Antonio Vittone ed edificato nel 1738 su di un terreno del banchiere carignanese Antonio Facio, il Valinotto è l’opera giovanile più significativa del Vittone, che nella fase di transizione tra l’età barocca e il neoclassico mostrava ancora un solido attaccamento agli insegnamenti dei maestri Guarini e Juvarra, ma anche del Bernini e del Borromini.
Quello che si ripercorre brevemente nell’ultima puntata dei Restauri d’Arte prima della pausa estiva è il recupero di uno di quegli edifici di culto tipici del XVII e del XVIII secolo annessi a grandi cascinali o posti al centro di borgate rurali: chiese o cappelle che offrivano alla comunità locale un luogo fisico e un simbolo di aggregazione e di identità, ancora sentiti nel XXI secolo. Il santuario del Valinotto spicca con il bianco del suo intonaco nel verde della campagna circostante. Nelle giornate serene e limpide trova nel Monviso e nelle altre cime delle Alpi Cozie una scenografia naturale impareggiabile, che ne valorizza le linee architettoniche. Il banchiere Facio fede edificare la cappella per i contadini dei suoi possedimenti, collocandola in un terreno appartenuto precedentemente ai padri Agostiniani di Carignano, i quali nel XVI secolo avevano costruito una chiesetta intitolata alla Madonna della Neve. Vittone volle inglobare nel nuovo santuario quella chiesetta, destinandola alla funzione di sacrestia.
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