Beatrice Filippini al Gruppo di Lettura Carmagnola. Pedalando sulle Ande per scoprire la leggerezza della vita
C’era molta curiosità in noi, pendolari del casa-ufficio fatto di auto-treno-metropolitana, di incontrare giovedì sera, 24 settembre, agli Antichi Bastioni di Carmagnola, Beatrice Filippini. Che in sella alla sua bicicletta Brompton ha percorso 11.500 chilometri (tanto per intenderci dieci volte il tragitto Carmagnola-Cosenza) partendo da Santa Marta, all’estremo nord della Colombia per arrivare a Puerto Williams, punto continentale estremo del Sud America nella Terra del Fuoco cilena, autrice del libro “Pedalande”, che si fa amare già solo per il titolo (suggerito dalla mamma), protagonista della prima serata dell’Aperilibro (in viaggio) dell’autunno 2020 del Gruppo di Lettura Carmagnola.
Innanzitutto Beatrice ha il dono del sorriso; non quello stereotipato di sciacquetta televisiva che guarda la telecamera, ma quello dell’ottimista (energica) che ha come fede il sapere che nella vita dopo ogni salita, anche la più infida e impegnativa c’è la discesa. Che si può arrivare ai 4930 metri di Punta Olimpica nel parco naturale Hiascaràn in Perù e qualche giorno dopo andare in spiaggia la sera, su una vecchia e scalcinata FIAT a condividere il rumore delle onde con la famiglia che la stava ospitando.
Beatrice Filippini, trentenne nata a Milano e cresciuta a Perugia (dove vivono i suoi genitori, e dove ha invitato tutti gli amici che ha incontrato durante il viaggio, perché papà è bravo a fare i gelati e mamma a fare i dolci), prima di tornare a Milano per laurearsi in Scienze Infermieristiche.
“L’idea di attraversare l’America Latina in bicicletta l’avevo in mente da molto tempo. All’età di diciotto anni mi sarebbe piaciuto partire e affrontare questo lungo viaggio, ma sapevo che il progetto non sarebbe piaciuto ai miei genitori e per qualche tempo l’ho lasciato in soffitta”. Ma neanche per troppo tempo, perché la vita le offre un primo tassello al puzzle della sua avventura. “Frequentavo la Facoltà di Infermieristica dell’Università di Milano, scoprendo, dopo aver superato il test di ammissione, che le aule della Facoltà sono a Monza. Quattro ore di viaggio al giorno da Milano dove vivevo e la sede di studio”.
Impossibile continuare. Anche prima del lungo viaggio che le ha insegnato tanto, Beatrice Filippini è per le soluzioni pratiche. Due bici dei nonni (recuperate in cantina), riverniciate una di verde acido e l’altra di nero, una ripassata ai freni e sono pronte. La prima da usare da casa alla stazione milanese; la seconda da quella monzese all’università. Tutto risolto? Solo per poco tempo, perché la bici monzese viene sistematicamente cannibalizzata da teppisti che rubano sella, manopole, strappano i fili dei freni. “Più volte ho rischiato di arrivare in ritardo a lezioni ed esami perché la mia bici era stata vandalizzata”.
Seconda soluzione: acquistare una bici pieghevole. Beatrice si informa, ricerca e studia. Alla fine opta per una Brompton, la regina delle bici pieghevoli per caratteristiche tecniche. Ma anche la più cara. “Avevo ricevuto un contributo di 800 € dall’università che avrei investito per acquistare la bicicletta, anche se avrei dovuto aggiungerne quasi altrettanti di tasca mia”. Ma ancora una volta il destino non abbandona la futura viaggiatrice e in un negozio specializzato trova una Brompton di un anno a 800 €. Amore e acquisto a prima vista. Amore che dura nel tempo, visto che Beatrice ha condiviso con lei la sua avventura sudamericana e l’ha portata con sé pure sul palco carmagnolese degli Antichi Bastioni.
Laureata, si trasferisce a lavorare a Londra e a fine 2016 decide di partire, lasciando l’impiego “In Italia sarebbe stato più difficile, perché avrei avuto difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro, mentre a Londra ero tranquilla di ritrovare un impiego appena rientrata”.
E nel febbraio successivo inizia il lungo viaggio, magistralmente descritto nelle pagine del libro fra poesia, sentimenti e riflessioni. Nella serata, animata (è il caso di dirlo) da Alessia Respighi di Ingirula Viaggi e Maurizio Liberti, tradizionale voce del Gruppo di Lettura Carmagnola, Beatrice ha raccontato i fatti colorandoli con l’emozioni. “Dopo sette giorni dalla partenza mi hanno scippato lo zaino con tutta la mia attrezzatura ultra tecnologica che avevo acquistato prima della partenza. Ho avuto un attimo di scoramento, poi alla stazione di polizia di Cartagena mi indicano una famiglia di Milano che vive nella città colombiana”. Che la ospita, ma soprattutto è il primo dei tanti incontri che sono la struttura emozionale del libro che va letto chiudendo gli occhi, magari dopo aver aperto una cartina sul video del computer. Un’avventura che ha insegnato molto a Beatrice. Dal fatto che non sono necessari una tenda e abbigliamento di tecnologia avveniristica per affrontare le temperature glaciali delle cime più alte delle Ande (anche 20 gradi sotto zero) e torride dei deserti. Un’avventura che ha reso Beatrice Filippini molto più ricca, che le ha insegnato ad apprezzare la bellezza del vivere lento (pedalando in salita con una bicicletta) facendo amicizia con mille persone diverse, fra i quali un motocilista asiatico che le ha scattato la splendida foto di copertina del libro. Fino ad arrivare Puerto Williams, la vera “fine del mondo”, dove la vita ha un sapore magico a noi sconosciuto. Per tornare quindi alla vita normale con un lunghissimo viaggio in camion verso Buenos Aires, la difficoltà del distacco da un’esperienza meravigliosa, risalire controvoglia in aereo per rientrare a Londra e riprendere una vita quotidiana che inizialmente le è sembrata strana. Ma anche nel nostro emisfero si può intraprendere un viaggio affascinante. Magari non in bicicletta (per il momento, anche se un nuovo progetto sta prendendo forma) ma dentro lo spirito.
“Pedalande”
Di Beatrice Filippini
• Editore: Edizioni Terra Santa
• Collana: Leggere e Viaggiare
• Pagine: 128
• Data di Pubblicazione: 28 maggio 2020
• EAN: 9788862407687
• Prezzo: 14,00 €
• Il libro è disponibile presso la Biblioteca Civica di Carmagnola
Prossimo Aperilibro: Luca Iaccarino “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino”
Torino. Elegante. Misteriosa. Golosa. La città che ha reso pazzo Nietzsche e ha inventato il tramezzino. Dove è nata la cioccolata e Salgari ha fatto seppuku. È qui che oggi si mangia una delle cucine migliori del mondo, fatta di storia e rivoluzioni, di agnolotti del plin e ostriche virtuali. È qui che ci sono alcuni tra i migliori cuochi d’Italia. Il problema è che qualcuno li sta uccidendo. Uno a uno. In modi del tutto imprevisti. Un uomo solo può salvarli: il più grande chef del mondo.
Giovedì, 22 ottobre 2020 – Salone Antichi Bastioni, Piazza Antichi Bastioni, Carmagnola. Prenotazione obbligatoria tel. 392 59.38.504
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