Vincenzo Venuto a Letti di Notte spiega perché il gorilla ce l’ha piccolo (e molto altro)
Una domanda pruriginosa o un’affermazione maliziosa? La curiosità di sapere se il gorilla ce l’abbia veramente piccolo era tanta ieri sera, sabato 12 settembre, nell’attesa che Vincenzo Venuto, biologo, un dottorato in Scienze Naturalistiche, capace di far cantare i pappagalli, salisse sul palco di Cascina Vigna per la serata conclusiva di Letti di Notte 2020.
Introdotto sulle note di “Happy” suonate della marching band “Saxmania” da Giovanni Boano, ornitologo, ex direttore del Museo Civico di Storia Naturale (che per l’occasione è stato aperto di sera per gli spettatori di Letti di Notte), stimolato, a volte provocato, dal giornalista Beppe Gandolfo (ormai una presenza consueta a Letti di Notte) Vincenzo Venuto ha raccontato che il titolo della sua ultima fatica deriva da una domanda che faceva agli esami dei suoi allievi universitari.
“Una domanda che sembra banale, ma che in realtà apre tutto un universo nello studio dei comportamenti animali e quindi umani” ha affermato l’etologo milanese e che così sia lo ha dimostrato lo svolgimento della serata con Vincenzo Venuto che ha portato gli spettatori (anche ieri sera c’era gente compostamente e distanziata in piedi oltre le transenne) in un mondo fantastico sui comportamenti del mondo animale e umano, che spesso sono molto simili, se non la stessa cosa.
“Il gorilla ce l’ha piccolo, tre centimetri in erezione e con testicoli grandi quanto un acino d’uva, perché il maschio non è in competizione con altri maschi della sua specie nel ciclo riproduttivo. Un maschio ha il suo harem che non viene attaccato da altri maschi; quando i piccoli crescono e diventano adulti, maturi per la riproduzione, lasciano il branco e formano il loro harem in un territorio diverso” ha esordito Venuto, ponendo come base uno dei concetti dell’evoluzione e della sopravvivenza della specie. “Ben diverso per lo scimpanzé che ha testicoli enormi, mentre l’uomo ha testicoli di media grandezza e un pene di discrete dimensioni”. Rassicurati che noi umani non siamo messi male come genitali maschili, Venuto ha guidato gli spettatori alla scoperta del perché grandezza di pene e testicoli (ma non solo) siano importanti nella vita sociale del mondo animale (e Venuto non fa mistero di inserire in questo mondo anche gli esseri umani).
“Il gorilla non deve entrare in competizione con altri maschi, quindi è certo di potersi accoppiare con le sue femmine e ingravidarle, portando avanti la propria razza”, perciò niente necessità di cene a lume di candela, e faticosi viaggi nella seduzione che toccano ai maschi di altre specie, umani compresi “che debbono riuscire a farsi scegliere dalla femmina per poter dare un futuro alla propria specie”.
Venuto ha poi passato in rassegna il comportamento sessuale di molte razze, con l’aiuto dei tabelloni che facevano da sfondo al palcoscenico, descrivendo i bizzarri modi attuati dai maschi di molte specie per riuscire ad ottenere l’atto sessuale evitando così di estinguersi. La serata, però, non è stata solo una rivisitazione del film “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso” portato nel mondo animale, ma ha anche fornito una rapida carrellata del comportamento sociale di numerose specie animali, molte delle quali sono decisamente più evolute di quanto comunemente si pensi.
A cominciare dai pappagalli, terreno di indagine scientifica preferito da Venuto, che ne ha studiato la comunicazione acustica fin dal momento in cui ha iniziato a preparare la sua tesi di laurea. “Gli umani hanno il superpotere del linguaggio, per cui riescono a traslare, attraverso la parola, il proprio pensiero complesso all’interlocutore. E questo lo fanno anche i pappagalli e le scimmie, che attraverso i suoni avvertono gli altri componenti del branco se è in arrivo un predatore e se la minaccia giunge dal cielo, con l’avvistamento di un’aquila, o è fra l’erba della savana con un serpente in avvicinamento o se si deve correre via più veloce possibile, perché è stato avvistato un ghepardo. Gli esseri umani, pappagalli e scimmie lo fanno con un uso ripetitivo di suoni. Nel genere umano i suoni sono limitati (le lettere dell’alfabeto non sono poi molte, anche nelle lingue più complesse) mentre per i pappagalli i suoni definiti sono una dozzina. E con quelli riescono a comunicare”.
Allo studio dei pappagalli Vincenzo Venuto deve molto ed è molto affezionato. Anche se in vita sua ha girato il mondo per produrre documentari che hanno ottenuto un grande successo sulle reti televisive vivendo l’emozione dell’incontro ravvicinato nelle foreste centrafricane, con il gorilla “Macumba”, un bestione di 180 chili che quando si muove fa tremare il terreno e che non bisogna guardare negli occhi altrimenti si irrita, è ai pappagalli che il divulgatore milanese deve la sua fortunata carriera. “Stavo insegnando ai pappagalli a cantare, quando un’amica della rivista Scienze mi telefonò per un’intervista sul lavoro che stavo portando avanti. L’intervista venne riportata in un trafiletto su un periodico di grande tiratura e il produttore di un canale televisivo scientifico mi chiese un’intervista sull’argomento. Un paio di giorni dopo venne in facoltà con una troupe per registrare il servizio. Ovviamente mi saltarono a piè pari e intervistarono la direttrice del dipartimento. Il produttore, però, mi chiese di spiegare davanti alla telecamera, il comportamento dei pappagalli in una breve clip che avrebbe mandato in onda come corollario del servizio. Stava per andarsene quando mi domandò se avessi voglia di raccontare ai loro telespettatori altri comportamenti del mondo animale. Ovviamente risposi di sì e qualche giorno dopo mi chiamo per chiedermi se ero disposto a diventare un redattore del loro canale. Chiamata arrivata dall’ente giusto al momento giusto. In quel momento avevo finito i soldi delle borse di studio, il mio dottorato di ricerca stava scadendo e quindi avevo poche prospettive di sostentamento. Insomma, avrei cominciato a rimpiangere di non aver seguito i consigli dei miei genitori che mi avrebbero visto bene con un solido diploma da ragioniere. Da quel momento, però, ho cominciato ad amare la televisione perché mi permette di raccontare a un pubblico vastissimo il comportamento degli animali e i parallelismi con il comportamento degli umani” ha concluso Venuto, prima di sottoporsi al fuoco di fila delle domande, iniziato da Patria Maero della biblioteca di Carmagnola e proseguito dalle domande dal pubblico e concluso dalla curiosità della piccola Aurora particolarmente interessata conoscere se il Maratus Volans (volgarmente ragno pavone) sia capace di mordere. “Non attacca gli umani no, ma le piccole prede sì. Anche lui, però, ha i suoi comportamenti strani” che sicuramente Vincenzo Venuto ci racconterà in un prossimo incontro di Letti di Notte.
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