CARMAGNOLA – Marco Bianchi. A Letti di Notte, la salute vien mangiando
Non c’è canale televisivo che a ogni ora del giorno e della notte non proponga un’improbabile cuoca in tubino firmato Armani e unghie laccate che spiattella in una cucina luccicante acciaio che costa come sette anni di stipendio di un impiegato medio, proponendo piatti irrealizzabili da cucinare per chi arriva a casa trafelato dal lavoro e con l’orologio che corre più veloce di un centometrista. Nonostante la scarsa aderenza con la realtà, questi programmi ottengono un successo senza pari, soddisfacendo chi continua a cucinare cibi precotti acquistati in busta chiusa al mercato e chi in cucina si impegna davvero cercando di imitare le ricette proposte, anche se deve spendere metà dello stipendio nell’acquisto di ingredienti esotici.
Per usare un’immagine cara ai guru del marketing “il food fa audience”.
Si distacca decisamente da questa linea comunicativa e filosofica Marco Bianchi, cuoco e divulgatore scientifico, che ieri sera, mercoledì 9 settembre, ha presentato la sua ultima fatica (la diciottesima in carriera) “La nostra salute a tavola” sul palco di Letti di Notte nel parco della cascina Vigna, libro uscito nelle librerie la settimana scorsa, giovedì 3 settembre e illustrato da Nicolò Canova.
Una serata di grande successo, con occupati tutti i 220 posti distanziati, e una grande quantità pubblico che ha assistito oltre le transenne con molto senso civico evitando contagiosi assembramenti. Un successo che era ampiamente previsto nella mente di Maurizio Liberti, promotore di Letti di Notte, il cui motivo è risultato chiaro appena Marco Bianchi ha iniziato a parlare, dopo essere stato presentato da Alessia Respighi (contitolare di Ingirula Viaggi, l’agenzia che offrirà un soggiorno di un fine settimana in una città d’arte ai vincitori del concorso “Letti di Notte in vetrina”) e introdotto dalle note della marching band “Saxmania”, divenuta precedenza irrinunciabile alle serate di “Letti di Notte”.
Marco Bianchi nasce come ricercatore scientifico, che si è formato in un laboratorio autoptico come tecnico di ricerca biochimica a fianco di un anatomo-patologo. “Il mio compito era analizzare i tessuti e capire quali erano i motivi che avevano portato al decesso il cadavere che avevamo sul tavolo settore” Un lavoro che evidentemente ha entusiasmato il giovane biochimico milanese, ma che lo ha lasciato spiazzato quando il suo mentore è stato chiamato a sezionare cadaveri negli Stati Uniti. Ma solo per pochissimi giorni perché Marco Bianchi aveva un’idea che gli frullava in testa. “Lavorando alle autopsie avevo capito quanti danni provocasse la cattiva alimentazione nelle persone”. D’altronde anche Leonardo da Vinci compì i suoi studi di anatomia e patologia sezionando cadaveri, e fu pure il titolare di un’affermata osteria a Firenze sul finire del XV Secolo. Il passo successivo di Bianchi fu cercare di incontrare il professor Umberto Veronesi illustrandogli l’idea di aprire un “Ristorante della salute” all’interno dell’Istituto Europeo di Oncologia, fondato e diretto dallo stesso Veronesi. Che Umberto Veronesi fosse uomo di grande scienza è noto a tutti, ma in quella occasione si dimostrò anche uomo di paterna saggezza dissuadendo il suo giovane interlocutore: “Chi pensi venga a pranzare in un ristorante all’interno di un centro oncologico?”
Veronesi colse però l’entusiasmo e la passione del suo giovane interlocutore al punto di cooptarlo nel suo staff, dando modo a Marco Bianchi di continuare e approfondire lo studio dell’interazione fra salute e cibo.
Fu così che il futuro chef pensò di divulgare la sua conoscenza scrivendo un libro di ricette, contattando i più rinomati cuochi italiani, per chiedere collaborazione e consigli. “Non vi dirò le risposte piccate e anche sgarbate ricevute dalla maggior parte dei cuochi. A Pietro Leeman, cuoco stellato titolare di Joia, famoso ristorante vegetariano a Milano, la mia idea piacque e da allora collaboriamo strettamente” ha affermato Marco Bianchi ieri sera, che senza smettere i panni del cuoco, ha indossato quelli del divulgatore scientifico televisivo, capace di spiegare i concetti difficili della scienza con una terminologia semplice e comprensibile senza cadere nel banale.
Una serata che ha visto sul palco assieme a Bianchi il disegnatore torinese Nicolò Canova (che per la cronaca ha scoperto di avere una cugina carmagnolese, presente ieri sera nel cortile della Vigna), chiamato a illustrare con le sue tavole il libro, inizialmente impacciato per non aver mai vissuto un’esperienza pubblica del genere, sciogliendosi via via che la serata proseguiva; stimolati dal giornalista gastronomico Luca Iaccarino (che i frequentatori del Gruppo di Lettura avranno modo di conoscere meglio al primo aperilibro autunnale quando Iaccarino presenterà il suo libro). Una serata che ha portato i presenti a riflettere sulla loro diseducazione alimentare: “L’80% delle patologie cardiovascolari, e il 30% delle patologie oncologiche hanno origine alimentare; un terzo dei bambini è obeso” ha detto Marco Bianchi, che però non si è dilettato a fare del terrorismo culinario, tanto caro ai personaggi televisivi, affermando che lui stesso non è né vegano, né vegetariano. “Mangio senza problemi carne, dolci, formaggi, insaccati, ma con la giusta moderazione. La sana alimentazione sta nel giusto equilibrio e soprattutto nel muoversi, nell’applicare ferreamente la regola dei diecimila passi quotidiani, ovvero sette chilometri, che aiutano parecchio a rimanere in salute” ha ancora sottolineato Marco Bianchi, rispondendo alle domande (particolarmente interessate) degli allievi dell’Istituto Alberghiero Norberto Bobbio di Carignano. Domande che avrebbero concludere la serata se non fosse che il tradizionale firma copie del libro si è protratto per quasi un’ora con i futuri lettori civilmente e compostamente in coda, fatto sottolineato da Bianchi. “Questa serata è la dimostrazione che con le dovute accortezze si possono promuovere delle serate intense e vivaci come queste”. E chi il firma copie prendesse molto tempo era prevedibile, pensando che è quasi impossibile avere l’autografo con dedica in un sol colpo dell’autore del libro e del suo illustratore.
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