SOCIALE – Città Metropolitana chiede ai Comuni attenzione sulle residenze fittizie dei senza fissa dimora
A volte hanno nomi poetici – via della Luna, via della Galaverna, via della Libellula, strada della Fantasia, via delle Meteore; altre volte invece nomi denotativi – via del Municipio, via della Casa comunale – e altre ancora invece nomi sono malinconicamente legati alla funzione: via Senza, via dei Senza fissa dimora. Sono i nomi delle vie “inesistenti” che i Comuni italiani hanno creato per poter dare una residenza fittizia a chi non ne ha alcuna. Un passo fondamentale, quello di essere residenti, per poter avere la chiave d’accesso ai servizi garantiti a ognuno dalla costituzione, anche a chi, per svariate ragioni, è senza fissa dimora: diritto al lavoro, alla salute, al voto, all’assistenza sociale, alla difesa.I Comuni sono tenuti a iscrivere all’anagrafe chi ne fa richiesta, e per garantire il diritto alla residenza a chi non ne ha alcuna l’Anagrafe deve creare una via che non esiste sul territorio, detta appunto “residenza fittizia”.Per questa ragione la Città metropolitana di Torino e il Comitato di coordinamento territoriale della Fio.psd, Federazione italiana organismi per i senza fissa dimora, hanno inviato una lettera ai Comuni per invitarli a creare una via “inesistente” qualora ne fossero sprovvisti.“La procedura amministrativa per istituire le vie dove ospitare le residenze fittizie dura alcuni mesi“ fa notare il vicesindaco Marco Marocco, che ha la delega alle politiche sociali metropolitane “perciò è opportuno non aspettare di trovarsi di fronte al ‘caso’ di una richiesta per porsi il problema. Peraltro per il Comune non c’è l’aggravante dei costi, richiede solo la creazione di un fermo posta e oltretutto vi sono anche nella nuova programmazione europea fondi specifici per il contrasto alla marginalità delle persone adulte”.Sul tema dei senza fissa dimora la Città metropolitana ha condotto uno studio che ha riguardato il territorio metropolitano, con l’esclusione del capoluogo, per riuscire a capire quanti sono e soprattutto qual è il profilo degli homeless.I numeri sono in crescita: il 19% dei Comuni metropolitani ospita degli homeless censiti, in gran parte italiani e in prevalenza (ma non solo) maschi, e soprattutto non più aderenti all’immagine tradizionale del “barbone”, ma anzi, spesso si tratta di persone che hanno condotto una vita normale, fino a un evento scatenante – la perdita del lavoro, una separazione – che li ha portati a perdere casa.
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