A teatro con il Gruppo di Lettura Carmagnola. Con Saulo Lucci anche Dante diventa simpatico (e comprensibile)
CARMAGNOLA – Spettacolo coinvolgente imperniato sui versi del quinto canto dell’inferno (che ha per protagonisti principali e più conosciuti Paolo e Francesca) dell’attore torinese che ha imparato a memoria tutto l’inferno e gran parte di purgatorio e paradiso della Divina Commedia. Un’interpretazione coinvolgente, ironica, moderna e musicale che fa capire, anche alla maggioranza che probabilmente conosce poco il poeta fiorentino, la sua grandezza e la sua bellezza; monologo concluso dalla recitazione dei 142 versi del canto nel silenzio più assoluto, con il pubblico totalmente assorbito dalle parole
“Oddio, la prossima ora abbiamo Dante e la Divina Commedia”.
Il grido di dolore, che da secoli si alza dai banchi scolastici coinvolgendo la stragrande totalità degli studenti, non sarebbe stato tale se in cattedra, o palcoscenico, ci fosse stato Saulo Lucci. Possibilmente accompagnato dalla sua chitarra. Il 42enne attore torinese è stato protagonista venerdì 24 gennaio di una performance che ha coinvolto ed elettrizzato gli spettatori del Teatro Elios di Carmagnola, intervenuti per il terzo spettacolo in cartellone della stagione teatrale 2019/2020 programmata dal Gruppo di Lettura Carmagnola.
La difficoltà di comprendere Dante sta nel suo linguaggio (volgare, nel senso che è indirizzato al popolo) che ha settecento anni di età e, soprattutto, dalla difficoltà di conoscere gli innumerevoli personaggi che compaiono praticamente in ogni strofa dell’immensa opera del poeta fiorentino. “Dante scrisse la Commedia per il popolo e quindi usò il linguaggio che il popolo parlava quotidianamente, il cosiddetto volgare, affinché lo comprendesse e potesse fruire della sua opera. Se si studia approfonditamente Divina Commedia, si capisce il perché di una simile struttura, composta di tre cantiche di 33 canti ciascuna più uno introduttivo. Ogni canto si sviluppa in versi (da 115 a 160 per ogni canto) in terzine incatenate per endecasillabi, che danno ritmo e musicalità all’insieme”. E se fino ad oggi abbiamo sempre creduto che il “fiorentin fuggiasco” avesse scritto il suo capolavoro in questo modo solo per renderci difficile gli studi e drammatica la vita nelle aule scolastiche, Saulo Lucci spiega il motivo di questa struttura del linguaggio. Un perché di un’ovvietà che, a posteriori, quasi sfiora la banalità.
“Nel trecento il tasso di analfabetismo era altissimo, e allora bisognava fornire dei testi che si potessero imparare facilmente a memoria; e ciò si ottiene solo grazie alla ritmicità dei versi. Molti imparavano a memoria interi canti della Divina Commedia, tramandandoli di padre in figlio, al punto che ancor oggi usiamo quotidianamente versi danteschi per descrivere determinate situazioni (‘non ragionar di lor, ma guarda e passa’, tanto per citarne uno)”.
E Saulo Lucci, a memoria, la Divina Commedia l’ha imparata. Tutti i 34 canti dell’inferno, 14 canti del purgatorio e 10 canti del paradiso, tradotti in altrettanti monologhi (meglio dire performance teatrali) che l’attore va proponendo non solo sui palcoscenici, ma anche nelle scuole (e per un certo periodo si è esibito anche in una bocciofila).
Lo spettacolo fila via che è una meraviglia.
Saggiamente Lucci inizia cantando “Every breathe you take” dei Police, che ogni maschietto innamorato ha dedicato alla sua fidanzata, specie se irraggiungibile. La performance carmagnolese di Lucci, infatti, è stata proprio incentrata sull’amore, i suoi sospiri e le sue pene, proponendo l’interpretazione del quinto canto dell’inferno, quello del primo girone infernale che ospita i lussuriosi, fra i quali Paolo e Francesca, due personaggi sicuramente fra i più conosciuti della letteratura mondiale. Proprio perché nell’adolescenza tutti i ragazzi hanno sognato di far innamorare la loro Francesca e viceversa tutte le Francesca di essere corteggiate (e baciate) dal loro Paolo. Ma il girone dei lussuriosi non ospita solo i due eterni amanti, ma anche tutta una serie di figure: dal giudice Minosse a Semiramide; da Cleopatra a Elena di Troia, a Didone e anche Achille che sempre abbiamo conosciuto come guerriero, ma mai immaginato lussurioso; personaggi che Saulo Lucci ha studiato attentamente e che illustra, con grandissima ironia e competenza, prima di arrivare ai due innamorati inseparabili anche nell’inferno.
È la prima parte dello spettacolo che coinvolge il pubblico, che ride, sorride e applaude allo humor di Saulo Lucci; gli spettatori cantano con lui le canzoni immortali dell’amore: “Candele in The Rain” di Elton John o “Because the night” di Bruce Springsteen, e portata al successo da Patti Smith. Fino all’attimo in cui le luci della ribalta si spengono improvvisamente creando un netto taglio scenico con quanto avvenuto fino a quel momento.
E un solo faro illumina Saulo Lucci che recita di un fiato i 142 versi del quinto canto in un silenzio improvviso, carico di tensione emotiva.
Le parole scorrono veloci, con una musicalità che sembra ritmata da silenziosi tamburi, mentre gli spettatori vedono aprirsi nella loro mente le immagini che illustrano quei versi che, forse, non avevano mai capito prima.
“E caddi come corpo morto cade”.
Cade il silenzio. Le luci tornano ad accendersi, ma ci vuole un attimo prima che il pubblico si risollevi dall’emozione della recitazione di questo amore così intenso e coinvolgente, illustrato da questi versi così potenti. Ci vuole un attimo, prima che qualcuno inizi ad applaudire trascinando immediatamente tutti gli altri spettatori in sala. Un applauso scrosciante e vigoroso, che premia meritatamente la grande prova di Saulo Lucci; che ci riconcilia anche con Dante Alighieri, che probabilmente abbiamo cominciato ad amare e apprezzare solo questa sera, grazie allo spettacolo di Saulo Lucci.
Il prossimo appuntamento di “A Teatro con il Gruppo di Lettura Carmagnola”.
Tournée da bar “Otello”. Teatro Elios, venerdì 21 febbraio, ore 21.00
Lo spettacolo prende vita da una considerazione: tutti conoscono per sentito dire il geloso Otello, ma forse non tutti possono dire di conoscere veramente la storia del grande combattente moro, che dopo essere stato circuito dal diabolico Iago arriva a impazzire di gelosia e a uccidere la bellissima e cara Desdemona, che tanto amava. Come è potuto succedere? È proprio questa la domanda da cui è cominciato il nostro lavoro di riscrittura del classico e a cui abbiamo cercato di rispondere raccontando la storia nel più semplice dei modi e con i mezzi semplici ma potentissimi che abbiamo a disposizione: il racconto, la fantasia e l’immaginazione.
Lo spettatore è accompagnato a immaginare eventi, dettagli e particolari di uno spettacolo che non c’è. Un cantastorie contemporaneo porta lo spettatore a volare libero nello sconfinato mondo dell’immaginazione, interpreta tutti i personaggi, recita i versi di Shakespeare e subito dopo torna a raccontare la storia rivolgendosi direttamente alla platea. Il classico viene agito, raccontato e illustrato in un turbinio di situazioni e di atmosfere sempre nuove, evocate di volta in volta dal poli-strumentista in scena. Il repertorio musicale di riferimento è quello delle bande di paese: marce funebri e marce di festa che accompagnano la fantasia del pubblico durante tutta la storia per arrivare al tragico, e disperatissimo, gran finale.
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