Amleto in prima nazionale alla Limone
Martedì 30 aprile , alle ore 20.45, alle Fonderie Limone debutta in prima nazionale l’Amleto di William Shakespeare, con la traduzione di Cesare Garboli, la consulenza drammaturgica di Fausto Paravidino, per la regia di Valerio Binasco, una nuova produzione del Teatro Stabile di Torino.
Amleto sarà replicato alle Fonderie Limone fino a domenica 19 maggio. Valerio Binasco dirige per la prima volta Amleto, calandosi nel groviglio di tormenti e sentimenti del Principe di Danimarca con una personalissima, sincera, empatica lettura della tragedia shakespeariana. Dopo aver interpretato il ruolo di Amleto con la regia di Carlo Cecchi, che gli valse il premio Ubu nel 1998, il direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, con questa nuova messa in scena dell’iconica tragedia shakespeariana, tiene a battesimo una compagnia stabile di attori che farà base alle Fonderie Limone di Moncalieri: la Lemon Ensemble. Nel suo percorso di regista in cui ha alternato titoli contemporanei a grandi classici fa dunque irruzione Amleto con le sue tormentose domande, i suoi dèmoni e la sua feroce malinconia: «una trappola – dice il regista – per catturare l’anima».«Una tragedia che sembra ci sia stata donata apposta per risvegliare qualcosa di sopito a morte dentro di noi», continua Binasco. Che fa della tempesta nel cuore del giovane Principe una tragedia universale e privata, attraverso la quale dar voce al proprio, personale groviglio di sentimenti e paure: «non so trovar di meglio che tentare, ancora una volta, di andare a prendere uno per uno tutti quei sentimenti (fantasmi?) che ci fanno la voce grossa dentro e ci costringono ogni giorno, e per più d’una volta al giorno, a recitare un “essere o non essere” che non arriva mai da nessuna parte». Come quello, iconico, di Amleto, terribile sequenza di punti interrogativi, ritorti e arcigni, più spaventosi di qualsiasi diavolo.«Sotto la dura e pesante scorza di un dramma notturno di ambiente Monarchico, Cortigiano, Guerriero…, con tanto di Fantasma del castello, Amleto per me è un dramma famigliare. Una famiglia primaria, a immagine e somiglianza della famiglia moderna, tutta protesa a ricreare l’Eden (commovente progetto di ogni uomo e donna, condannati a riscoprire ogni volta, e chissà ancora per quanti millenni, che la parola Eden se ne porta sempre accanto un’altra, un aggettivo, ed è ‘perduto’)».
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