Un successo l’Aperilibro del Gruppo di Lettura carmagnolese con Nadia Terranova e il suo «Addio fantasmi»
CARMAGNOLA – Che Nadia Terranova abbia la passione per la scrittura lo si vede subito. Impegnata nel tradizionale firmacopie che segue l’incontro del Gruppo di Lettura Carmagnola, giovedì 18 aprile, alla Trattoria della Vigna, la scrittrice messinese non si limita alla solita dedica “a***, con simpatia, Nadia” ma guarda negli occhi il suo interlocutore, lo esplora in un attimo nel profondo dell’animo e scrive una dedica personalizzata. Adatta a lui e solo a lui.
D’altra parte scrivere per il lettore fa parte della storia di Nadia fin dalla più tenera età, da quando inviava lunghe lettere al padre assente in cui descriveva non solo i suoi giochi e le sue amicizie, ma soprattutto i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi successi e le sue delusioni. Insomma descriveva la sua anima.
E “Addio fantasmi” secondo lavoro pubblicato di Nadia Terranova, uno dei dodici finalisti al Premio Strega, pur non essendo un romanzo epistolare è proprio questo. Un descrivere emozioni ricordi e sentimenti del personaggio principale, Ida Laquidara, richiamata da Roma a Messina dalla madre che, intenzionata a vendere la casa dove abita, la invita a liberarsi degli oggetti (e ricordi) della sua infanzia per lasciare l’abitazione libera.
Tornata a Messina, una città che ci viene descritta al di fuori degli schemi usuali fatti di colori violenti e sole soffocante, Ida deve confrontarsi con la conflittualità e l’assenza di dialogo con la madre, un personaggio che percorre tutte le pagine del libro, ma volutamente relegato nel sottofondo delle emozioni, di cui si descrivono pochi tratti, mentre il padre di cui si viene a sapere moltissimo a cominciare dal nome Stefano e la professione di insegnante di Liceo, permea con la sua dolorosa assenza (fatta soprattutto di affetti non più ritrovati) tutti capitoli del volume. Una presenza solida, come i fantasmi che popolano la mente di Ida Laquidara.
Un romanzo autobiografico?
Sì, no, forse.
In alcuni tratti Nadia Terranova, per tracciare la figura di Ida Laquidara, prende spunto a piene mani dalla sua esperienza di vita. Messina è Messina, con la sua piovosità sconosciuta ai continentali, la sua passeggiatammare e le sue colline, lo Stretto di Scilla e Cariddi che separa Messina dal resto del mondo verso cui tendono i siciliani in fuga. L’età della protagonista molto simile a quella dell’autrice, la sua evasione verso Roma in giovane età, la professione di scrittrice di “finte storie vere”, l’esperienza del padre perduto nell’infanzia.
Per il resto è difficile sapere.
Se Nadia fosse la bambina solitaria dipendente dalle cure amorose del padre prima, quindi di un’amica (Sara) superficiale e sovrastante; quali siano i legami con la Sicilia e la casa materna; quali fantasmi abbiano popolato i suoi anni romani.
Certo è che lo scorrere delle pagine ci porta sempre più a condividere i fantasmi della protagonista e la sua voglia-non voglia di liberarsene, percorso reso difficile ma catartico dalla quotidianità del relazionarsi con una madre dispotica e disaffettiva, ma forse solo nei sentimenti di Ida, un marito che dà sostegno proprio perché è lontano e non incombente. Ed infine due personaggi che pongono Ida in relazione con il dolore altrui, dopo essersi crogiolata per ventitré anni esclusivamente ed anche un po’ egoisticamente nella propria sofferenza: Sara, l’amica di infanzia, che oggi amica non è più, sulla quale non si può più contare, che la pone duramente a confronto con la sua cecità di diciannovenne nei confronti dello star male degli altri e che proprio per questo motivo quattordici anni dopo non può alimentare una continuazione dell’amicizia; e Nikos, giovane affascinante che illumina Ida sul proprio dolore.
Da queste esperienze nasce in Ida la forza di cancellare i fantasmi del passato, aprire quella misteriosa scatola rossa (un piccolo vaso di Pandora pieno di emozioni) che li contengono. Ed infine liberarsene, dire loro addio attraversando per la terza volta lo Stretto, (dopo una prima volta adolescente per conoscere la sua prima esperienza sessuale e non l’amore “Perché certe cose” dice Nadia Terranova “i messinesi le fanno sempre oltre Stretto”), la fuga verso Roma all’età di vent’anni e la definitiva liberazione dai fantasmi del passato. Seppellendo così, in quel mare che sia lei sia il padre Stefano amano molto, quei fantasmi che l’hanno tormentata per ventitré anni.
Un libro fresco, che si avvale della talentuosa arte della scrittura di Nadia Terranova (non per nulla tradotta in quattordici Paesi), che si legge con passione e coinvolgimento; un libro dedicato ai sopravvissuti “Perché di libri dedicati ai defunti ce ne sono fin troppi”, un manifesto invito ai lettori a liberarsi dei fantasmi che spesso popolano la nostra mente, attraversando quello stretto mentale fra il crogiolarsi supinamente nel proprio dolore e l’alzare lo sguardo per sorridere e dirigere gli occhi e le ambizioni al nostro futuro.
Prossimo Aperilibro: Beppe Gandolfo “Meroni. L’artista campione”
Non gli riesce solo l’ultimo dribbling: Gigi Meroni muore la sera del 15 ottobre 1967, in un incidente stradale in Corso Re Umberto, a Torino. Sono passati 52 anni e l’icona di quel giocatore, che in campo disegnava arabeschi calcistici e fuori dipingeva apprezzati quadri, non è per nulla sbiadita. Anzi: Beppe Gandolfo ne tratteggia le note biografiche – dai primi calci all’oratorio di Como al Genoa, al Toro, alla Nazionale – come un attento cronista, ed è altrettanto puntuale nell’inserire Meroni, artista calciatore, nel contesto di quei formidabili anni Sessanta che cambiarono il nostro mondo. È infatti impossibile cogliere quello che è stato questo giocatore senza collocarlo in quel preciso periodo storico.
Giovedì 30 maggio 2019, ore 19.30 – Trattoria della Vigna, Carmagnola tel. 392 59.38.504
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