Giornalisti in piazza per la libertà di stampa
In piazza per difendere la libertà di stampa e contro i cosidetti «cattivi maestri». Martedì i giornalisti hanno manifestato anche a Torino per la libertà di stampa ed a difesa dell’articoli 21 della Costituzione. Qui abita “un infimo sciacallo”, si leggeva sui manifesti. Una iniziativa nata a seguito agli insulti che i giorni scorsi Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno rivolto alla categoria. Giornalisti definiti «infimi sciacalli» dal vicepremier Luigi Di Maio e «puttane» e «pennivendoli» dall’esponente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista. A Torino in piazza c’era anche il giornalista e partigiano Bruno Segre, 100 anni compiuti a settembre, per dire #GiùLeManiDallInformazione.
Vicinanza ai giornalisti anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ”La libertà di stampa ha grande valore”, ha detto il Presidente della Repubblica durante un incontro con un gruppo di studenti al Quirinale. “Al mattino leggo i giornali: notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggere cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere”.
Dopo le prese di posizione del Presidente, è intervenuta anche l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. “Ogni attacco agli organi di stampa rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell’informazione e del diritto di cronaca e di critica”. Una risposta anche alla lista di buoni e cattivi fatta da Di Battista.
Sul tema della libertà di stampa segnaliamo infine le parole di Marco Benedetto, direttore Bltz quotidiano: “Di Maio e Di Battista, punte di diamante grilline, dovrebbero starci attenti. Cominciò così anche ai tempi delle Brigate Rosse e Prima Linea: insulti e minacce ai giornalisti, poi un elenco di morti e feriti: Carlo Casalegno, Walter Tobagi, Guido Passalacqua, Indro Montanelli, Vittorio Bruno, Antonio Garzotto…
Colpirne uno per educarne cento. La regola è sempre la stessa e non l’hanno inventata quelli di Autonomia… Solo Stalin è andato oltre, la sua rieducazione era globale, ma aveva altri mezzi, aveva in mano l’apparato statale. E ora, guarda caso, questi qui ce l’hanno in mano anche loro. Quando leggo l’anatema lanciato da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista contro i giornalisti “infimi sciacalli” un brivido mi corre giù per la schiena.
Penso alle spedizioni punitive delle squadre di azione fasciste di un secolo fa, alle spedizioni punitive degli anni del terrorismo, alla mia esperienza personale quando trovarono il mio nome in una lista di Prima Linea perché lavoravo all’Ufficio Stampa della Fiat e mi furono imposti auto blindata e pistola. Alle contumelie contro i giornalisti ci siamo abituati ma l’assalto verbale del duo Di Maio-Di Battista suona macabro. Siamo a un nuovo squadrismo, non è ancora terrorismo ma il passo può essere breve”.
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