COLDIRETTI – Stop a importazione carne di maiale dal Belgio
Stop a suini e alla carne di maiale importata dal Belgio dopo la scoperta di due casi di peste suina africana rilevati dalle autorità sanitaria belghe. Questa la richiesta di Coldiretti. L’Italia importa dal Belgio suini vivi e carni fresche e lavorate per un valore di oltre 50 milioni di euro. L’Autorità per la sicurezza alimentare del Belgio (Afsca) si è attivata con i ministeri competenti per stabilire misure d’urgenza per evitare l’estendersi della malattia agli animali allevati. Fabrizio Galliati , presidente di Coldiretti Torino e vicepresidente di Coldiretti Piemonte, commenta: «Il Piemonte dai Paesi del nord Europa importa oltre il 30 per cento dei suini per il consumo di carne fresca, mentre 1,2 milioni di suini sono destinati per l’80 per cento al circuito dei prosciutti dop. Per questo è urgente adottare misure idonee a tutelare gli allevamenti nazionali e garantire al consumatore la fornitura di carni provenienti da animali sani». Fabrizio Galliati aggiunge: «In Piemonte sono allevati 1.200.000 suini, di cui 800mila negli allevamenti cuneesi, 300mila nel torinese e 100mila nel resto della regione. Per difendere gli allevamenti dal pericolo di contagio della peste suina bisogna concentrarsi sulle azioni da compiere nei confronti di cinghiali e animali selvatici che possono essere portatori di tale patologia che ha una percentuale di decessi dell’80 per cento». La peste suina africana è una malattia virale contagiosa che colpisce suini e cinghiali, ma non gli esseri umani. Questo virus però può essere trasmesso facilmente da un animale all’altro, attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate – camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali ecc. – o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo. Il presidente di Coldiretti Torino chiude così: «Anche alla luce dei nuovi casi di peste suina c’è la necessità di accelerare sull’etichettatura obbligatoria d’origine sui salumi e i trasformati – afferma Fabrizio Galliati –. Oggi due prosciutti su tre venduti in Italia provenienti dall’estero: allevatori e consumatori chiedono trasparenza. L’etichettatura obbligatoria tutelerebbe la salute dei consumatori e l’economia delle imprese suinicole. Coldiretti ritiene altresì necessario togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende importatrici».
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