Sgominato dai carabinieri un traffico illecito di cagnolini dall’Ungheria
Sgominato un traffico di cuccioli dai carabinieri della forestale di Cuneo. Gli accertamenti sono cominciati nel 2016 dopo numerosi esposti di acquirenti che lamentavano cattive condizioni di salute se non la morte o ancora disturbi comportamentali dei cani appena comprati.
Le intercettazioni telefoniche ed ambientali attivate hanno presto consentito di ipotizzare l’esistenza di un vasto e fiorente traffico illecito di animali da compagnia. Le successive perquisizioni condotte in svariate province italiane su una trentina di obiettivi tra private dimore, allevamenti, negozi animali, cliniche veterinarie e studi di liberi professionisti hanno fornito i riscontri ricercati grazie al rinvenimento, con sequestro, di 60 cuccioli appena giunti dall’Ungheria e non ancora commercializzati oltre ad una grande quantità di documentazione di accompagnamento falsa o contraffatta nonché alcune decine di migliaia di euro in contanti.
In relazione agli animali del cuneese il Giudice ne ha disposto il sequestro preventivo e sono in fase di assegnazione ai privati per il tramite dell’Associazione “Lida”.
In sintesi la tesi degli inquirenti è che gli animali venissero prelevati nell’est europeo grazie all’intermediazione di Danilo Marusic, trafficante goriziano di residenza ungherese, e condotti clandestinamente in Italia da vari soggetti tra cui B.C., quarantenne cuneese, al fine di immetterli in commercio a prezzi concorrenziali attraverso annunci sul web o attraverso negozi di animali, omettendone però sistematicamente la vera origine. Negli anni dunque centinaia le persone frodate, convinte di aver acquistato cani di razza da allevamenti italiani e trovatisi invece, in moltissimi casi, con bestiole in grossa difficoltà.
Infatti il precoce distacco dalle cure parentali, a poche settimane di vita, i sommari trattamenti veterinari praticati nonché il successivo estenuante viaggio in macchine o furgoni producevano uno stato di elevato stress agli animali.
Gli esami del DNA di un campione di cani, richiesti all’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Torino, hanno poi confermato che i medesimi non potessero provenire dall’allevamento del soggetto cuneese come invece da questi garantito ai propri clienti.
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